Stoppato il Decreto Crescita, cos’è e perché il calciomercato invernale sarà tutto in salita

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 29 Dicembre 2023 - 12:52
decreto crescita

Foto Ansa

Botto di fine anno, clamoroso dietrofront del governo: stoppato per sempre il Decreto Crescita. Così ha deciso l’ultimo Consiglio dei Ministri di fine anno. Dunque, niente proroga di due mesi come si era ipotizzato. La mini proroga sembrava acquista. Tutti d’accordo. Non è andata come sperava lo stesso ministro dello Sport, Abodi. Schiaffo  soprattutto  ai club di serie di serie A. Finiti i privilegi, la notte di San Silvestro chiude bottega. Amen.

COS’È IL DECRETO CRESCITA

È il cosiddetto “Rientro dei cervelli“. È stato pensato per favorire l’arrivo in Italia di lavoratori ( italiani o stranieri) residenti all’estero negli ultimi 2 anni offrendo loro un regime fiscale agevolato a partire dal 1 gennaio 2020. Per i calciatori, ai fini del calcolo Irpef, potevano esserci sgravi fino al 50%. La norma permetteva ai club di risparmiare sulle tasse consentendo al giocatore di ricevere un ingaggio netto più alto. Dal 2022 l’agevolazione spettava a chi aveva più di 20 anni e uno stipendio superiore al milione. Col 31 dicembre 2023 tali benefici decadono. Niente da fare.

 MEZZO MERCATO INVERNALE SENZA PRIVILEGI

È una sconfitta per i club di serie A. Addio boccata di ossigeno importante. In altri termini: chi acquista un calciatore all’estero, a gennaio, non potrà più beneficiare della tassazione agevolata. In soldoni: per le società sarà dura puntare ai grandi campioni stranieri. Il Governo ritiene “immorali” gli sconti per i calciatori stranieri. Fine del discorso.

FARE CALCIO IN ITALIA È SEMPRE PIÙ DIFFICILE

La mini proroga di due mesi avrebbe (forse) in qualche modo salvato il cosiddetto “mercato di riparazione“. E poi?  Fare calcio in Italia è sempre più difficile: c’è bisogno di stadi nuovi ma la loro costruzione e’ una corsa a ostacoli spesso infinita; le tasse sono elevate; molte società sono in crisi anche perché non sono state amministrate in modo corretto. Alcune hanno “buchi” già adesso incolmabili.

Le istituzioni e la politica non hanno mai prestato molta attenzione. Per questo, come diceva giorni fa Stefano Agresti sulla Gazzetta dello Sport ritenendo acquisita la mini-proroga “è un modo che può aiutare i nostri club a essere ancora competitivi a livello internazionale“. Tutto rinviato.

Concludendo. Questa mini proroga avrebbe anche potuto agevolare il mercato invernale, ma questa estate saremmo di nuovo stati daccapo.  Il carico fiscale della Serie A è pari al 60% circa dei tributi pagati all’erario dall’intero mondo dello sport. Una serie A competitiva e vincente in Europa porterebbe maggiori risorse allo Stato e a tutto lo sport nazionale. Ergo, bisogna trovare nuove soluzioni. Prima che sia troppo tardi.