TORINO – Raffaele Bucci detto Ciccio, aveva 40 anni ed era originario di San Severo. Da circa un anno era diventato consulente per la sicurezza della biglietteria della Juventus dopo essere stato per anni capo ultrà dei Drughi, uno dei gruppi tra i più organizzati tra i tifosi della Juve. Ciccio ora è morto buttandosi da un viadotto dell’autostrada Torino-Savona. Il giorno prima era stato interrogato come testimone davanti ai pm nelle indagini che hanno portato all’arresto di 18 persone accusate di associazione mafiosa.
Tra i legami dei presunti boss e gli ultrà bianconeri, spicca il nome di Fabio Germani, storico capo ultrà bianconero. E nelle carte dell’indagine compare anche il direttore generale della Juventus Beppe Marotta, che però non è indagato. Scrivono Ottavia Giustetti e Jacopo Ricca di Repubblica:
“La polizia sta cercando di ricostruire tutti i movimenti e i contatti di Raffaello Bucci nelle ultime ore, prima del suicidio. Non è stato trovato né un biglietto né un messaggio e nessuno sa dare una spiegazione al suo gesto. Al contrario, quelli dell’entourage Juve, che lo conoscono, raccontano che era molto gratificato per il nuovo incarico fiduciario che gli era stato dato dai dirigenti della squadra. La sola ombra che segna la sua vita negli ultimi tempi è la scomparsa della madre. Ma gli investigatori sospettano che possa esserci un legame tra la sua morte e la vicenda per la quale è stato convocato in procura. Dal verbale della sua deposizione risultano incertezze e contraddizioni. E non si esclude che qualcuno lo abbia avvicinato per conoscere il contenuto dell’interrogatorio. Forse un incontro così sconvolgente da spingerlo a farla finita”.
Il tentativo di infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle tifoserie organizzate è stato documentato anche negli anni passati. Il 5 aprile del 2006, alcuni boss sarebbero partiti in aereo dalla Calabria per assistere a Juventus-Arsenal. Nelle carte delle inchieste precedenti c’è scritto che i boss furono accolti da un ragazzo che consegnò loro i biglietti in una busta. I boss non pagarono nulla.
Scrive ancora Repubblica che sette anni dopo, la scena si ripete:
“Questa volta è il capo ultrà Fabio Germani che ritira il pacco di biglietti alla reception dell’hotel dove la squadra si ritira prima delle partite. Sono per il boss Rocco Dominello, che cerca ticket da rivendere per l’incontro Real Madrid-Juve del 23 ottobre 2013. A farglieli recapitare al Principi di Piemonte è Giuseppe Marotta in persona. Raccomandata la “massima riservatezza””.
“Qualche tempo dopo, i tre si incontrano in un bar della città. Questa volta Rocco Dominello chiede a Marotta di organizzare un provino per un giovane calciatore figlio dell’amico Umberto Bellocco, del clan di Rosarno. “L’incontro avviene il 15 febbraio 2014 – scrive il gip Stefano Vitelli nell’ordinanza – presso il bar Dezzutto (un tradizionale punto di ritrovo dei dirigenti della squadra, ndr) tra Rocco Dominello, Fabio Germani e Giuseppe Marotta”. E l’appuntamento viene seguito dai poliziotti, che intercettano un giro di email per organizzare il provino. Ma il giovane Bellocco non sarà mai ingaggiato”.