E’ morto Sven-Goran Eriksson, uno degli allenatori di calcio tra i più noti, in Italia, tra gli anni Ottanta e Novanta. La Bbc, nell’annunciare la sua morte, scrive: “Una notizia terribilmente triste ci giunge: Sven-Goran Eriksson è morto all’età di 76 anni. L’ex allenatore dell’Inghilterra è morto questa mattina nella sua casa circondato dai suoi cari”.
Eriksson, che in Italia ha allenato Lazio, Sampdoria e Roma, a gennaio aveva annunciato di essere affetto da un tumore al pancreas incurabile. Oltre ad essere stato il primo allenatore straniero dell’Inghilterra, legando così indissolubilmente la sua figura al calcio britannico, In Italia era arrivato a metà degli anni Ottanta alla Roma dopo l’esperienza sulla panchina del Benfica in Portogallo. Poi era rimasto in Italia allenando la Fiorentina e la Sampdoria. Con la Lazio vinse lo scudetto nella stagione 1999-2000. Successivamente aveva cominciato a girare il mondo allenando in Arabia saudita, in Cina e in Thailandia. Oltre all’Inghilterra, ha allenato diverse nazionali: Costa d’Avorio, Messico e Filippine.
A gennaio, l’ex allenatore aveva annunciato che gli restava poco da vivere, forse un anno. Da quell’annuncio, Eriksson è stato ospite di alcune tra le società che ha allenato in giro per l’Europa. In Italia è stato accolto allo stadio dalla Lazio e dalla Sampdoria. In Inghilterra ha realizzato un suo sogno: sedere sulla panchina del Liverpool nel corso di una partita organizzata tra le leggende del club e l’Ajax.
Su Amazon Prime, una serie dal titolo “Vivere la vita fino in fondo”, racconta la vita dell’allenatore. Per la serie, Eriksson aveva aperto le porte della sua casa di Sunne, nel Varmland, ed aveva ripercorso la sua carriera, tra vittorie e sconfitte, tabloid e tradimenti. “Ho avuto una bella vita, forse anche troppo bella. E per questo si deve pagare”, aveva constatato l’ex tecnico di Roma, Sampdoria e Lazio, riferendosi al tumore che gli è stato diagnosticato ormai qualche anno fa.
“Abbiamo tutti paura della morte, ma la vita riguarda anche la morte – le parole di Eriksson, riportate anche dal Daily Mail -. Spero che alla fine la gente dirà, era un brav’uomo. Ma so che non tutti lo diranno. Spero comunque che mi ricorderete come un ragazzo positivo, che ha sempre cercato di fare tutto il possibile”. Tra le testimonianze di stima e affetto, quella di Roberto Mancini (“è stato uno dei migliori tecnici d’Europa”), quella di David Beckham (“era capace di far credere alla gente che fosse sempre possibile”) e quella di Wayne Rooney, secondo il quale lo svedese è stato il tecnico “più umano” incontrato nella sua carriera. Più intimo, per ovvie ragioni, il ricordo dell’ex fidanzata, l’avvocato italiano Nancy Dell’Olio, una delle donne amate dallo svedese, al quale i medici non hanno lasciato speranze di guarigione.
Una morte annunciata, che non sembra intaccare la proverbiale pacatezza di Eriksson, capace nella serie di dire: “Non dispiacetevi, sorridete piuttosto, e pensate ai momenti belli. Grazie a tutti, giocatori, colleghi, presidenti, tifosi. Prendetevi cura della vostra vita, e vivetela fino in fondo”. Un invito commovente quanto intenso di un uomo, di professione allenatore di calcio, che ha vissuto la sua vita fino in fondo, senza rimpianti né rimorsi.