Tassa di solidarietà, la “casta calciatori”: “Noi non paghiamo”

ROMA – Il contributo di solidarietà “non lo paghiamo”. C’è una Casta che potrebbe rivelarsi ancora più Casta di quella dei politici: è l’elite dei calciatori. All’idea di dover limare i loro compensi miliardari, i professionisti del pallone hanno opposto un netto rifiuto: “Non se ne parla, paghino le società”. Si profila dunque un duro muro contro muro con i club di Serie A, visto che l’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, aveva detto: “Il contributo di s0lidarietà se lo paghino loro“. Davanti al rifiuto (espresso per bocca del capo dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi), Galliani ha replicato secco: “Se non vi va bene, manderemo in campo la squadra Primavera”. E il ministro della Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, ha rincarato la dose, minacciando: “Se continuano così, ai calciatori sarebbe bene raddoppiare l’aliquota”.

Tutta la questione ruota attorno a un dettaglio tecnico: dipende se i contratti tra giocatore e società sono stati siglati al netto o al lordo delle imposte. Secondo Tommasi i calciatori è questo il nocciolo attorno al quale si continuerà a discutere. A prescindere da chi avrà ragione dal punto di vista del diritto, lo scivolone dei calciatori è sul terreno dell’immagine: che esempio può dare ad un Paese martoriato una classe di privilegiati che a una piccola parte dei propri privilegi non vuole rinunciare? Gli unici giocatori pronti ad accettare l’extra tassazione senza battere ciglio sono quelli del Milan, ma si trovano davanti a una condizione anomala: il loro datore di lavoro, Silvio Berlusconi, è lo stesso papà del provvedimento tanto contestato.

Tommasi è piuttosto esplicito: “Ogni caso è diverso dall’altro”. Le società, invece, non ne vogliono sapere: secondo i dirigenti il contributo di solidarietà è da considerarsi una tassa straordinaria a tutti gli effetti e come tale esula da qualsiasi accordo precedente.

Al giorno d’oggi, i calciatori pagano una aliquota fiscale del 43%. Con l’eventuale aumento del 5% (introdotto dal contributo di solidarietà), si troverebbero a pagare il 48% (in Serie A il prelievo equivarrebbe a circa 55 milioni di euro totali). Per fare degli esempi concreti, Francesco Totti (che ha un reddito lordo di 8,6 milioni di euro) dovrebbe versare altri 400 mila euro. Il contributo di Zlatan Ibrahimovic sarebbe di 800 mila euro, quello di Gigi Buffon di 530 mila euro.

Briciole, rispendo agli stipendi da capogiro che percepiscono, eppure i pallonari di casa nostra sembrano voler fare le barricate per una questione di principio. Infatti tra la Lega di serie A e l’Associazione Italiana Calciatori è già in atto un altro contenzioso, quello relativo al contratto collettivo: se non si trova l’accordo, i giocatori hanno già fatto sapere che sono pronti a incrociare le gambe e far slittare l’inizio del campionato.

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