Potrebbe esserci anche Christian Atsu, ex calciatore di Chelsea e Tottenham, intrappolato sotto le macerie del terremoto in Turchia. Il giocatore ghanese, 31 anni, attualmente milita nella formazione dello Hatayspor, il club principale di Hatay, una delle città colpite dal sisma.
Secondo quanto riferito dai media sportivi turchi e britannici, Atsu sarebbe rimasto sotto le macerie insieme al direttore sportivo del club Taner Savut dopo che i compagni e lo staff sono stati tratti in salvo.
Continua intanto a salire il drammatico bilancio del terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito la notte scorsa il sud della Turchia e il nord della Siria. Si parla di oltre 2.650 morti.
Le autorità turche hanno annunciato almeno 1.651 vittime, mentre almeno 1.000 morti si contano nella vicina Siria. Secondo l’Oms i morti potrebbero essere fino ad otto volte di più.
Almeno 120 scosse di assestamento si sono verificate dopo il potente sisma, secondo un aggiornamento dell’Agenzia turca per la gestione dei disastri e delle emergenze (Afad). Con dieci province colpite, dalle pianure di Adana sulla costa mediterranea alle cime di 2.500 metri di Malatya, il terremoto di questa mattina presto in Turchia non è solo uno dei più forti ma anche uno dei più grandi degli ultimi decenni.
La città di Gaziantep, capoluogo di una delle due province più colpite, con due milioni di abitanti e nona città del Paese, è uno dei principali centri commerciali dell’Anatolia meridionale, situato su un altopiano di 800 metri a nord del confine siriano. Gaziantep ospita un terzo degli 1,5 milioni di rifugiati siriani che vivono nelle province colpite dal sisma ed è il principale punto di passaggio per il commercio con la Siria. Anche Adana, la settima città più grande del Paese e uno dei suoi principali centri industriali, situata a 170 chilometri a ovest sulla pianura costiera mediterranea, ha subito danni, con il crollo di un condominio di 14 piani.
Le conseguenze sono state più gravi nella provincia montuosa di Kahramanmaras, con una popolazione di un milione di abitanti, e a Malatya, situata ad un’altitudine di 1.000 metri ai piedi di una catena montuosa che raggiunge i 2.500 metri.
Le forti nevicate in questa zona, con temperature sotto lo zero, complicano i soccorsi e aggravano la situazione dei sopravvissuti. Anche a Diyarbakir, considerata la “capitale” delle regioni a popolazione curda dell’Anatolia sud-orientale, sono crollati diversi edifici, sebbene la città, che conta più di un milione di abitanti, si trovi a 250 chilometri a est dell’epicentro. Ma è qui che passa la faglia geologica dell’Anatolia orientale, che separa le placche tettoniche dell’altopiano anatolico dalle pianure arabe e si estende fino ad Adana, nel Mediterraneo.
Lungo questa faglia, nell’ultimo secolo sono state registrate decine di terremoti di magnitudo fino a 6 sulla scala Richter e sette di magnitudo 6-7, ma nessuno con la forza distruttiva del terremoto di oggi.
I maggiori terremoti in Turchia sono stati registrati sulla faglia Bitlis-Zagros, che si estende dalla punta orientale dell’Anatolia fino alle montagne dell’Iran, e sulla faglia dell’Anatolia settentrionale, che corre lungo la costa del Mar Nero fino al Mar di Marmara, a sud di Istanbul.
La prima è responsabile del terremoto di Van di magnitudo 7,2 che ha ucciso più di 600 persone nel 2011 e la seconda di quello di Izmit di magnitudo 7,6 del 1999 che ha devastato questa città a 80 chilometri a est di Istanbul, uccidendo più di 17.000 persone.
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