Tessera del tifoso, strumento commerciale? Il Garante della Privacy indaga

Pubblicato il 28 Settembre 2010 - 21:29| Aggiornato il 29 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Il Garante della Privacy ha deciso di indagare sulla Tessera del Tifoso: il sospetto è che si tratti di una “mossa” commerciale “spacciata” come strumento di lotta alla violenza negli stadi. Tra gli aspetti che il Garante intende approfondire ci sono il trattamento dei dati personali, il microchip Rfid contenuto nella tessera (che consentirebbe il rintracciamento dei dati del possessore). Inoltre molti tifosi hanno messo in dubbio che sia lecito avere una carta prepagata per ottenere la tessera.

I tre punti sono strettamente correlati tra loro: ad esempio la Tessera del Tifoso è l’unica carta prepagata a contenere la foto del titolare.

Quello che molti tifosi, organizzati e non, hanno messo in dubbio è l’effettiva utiità di questa “innovazione” nella repressione della violenza. Infatti i provvedimenti che le autorità possono usare contro i facinorosi sono rimasti inalterati (primo tra tutti il Daspo, cioè l’interdizione dagli eventi sportivi): l’introduzione dei biglietti nominali era più che sufficiente per l’individuazione dei tifosi con procedimenti pendenti.

Per quanto riguarda poi le conseguenze della Tessera del Tifoso, non è detto che serva a tenere a distanza le tifoserie opposte, anzi in alcuni casi è proprio il contrario: ad esempio i non possessori di tessera non possono accedere al “settore ospiti”, ma possono acquistare biglietti per gli altri settori. La conseguenza, in alcuni casi, è stato il contatto tra tifoserie “di casa” e “cani sciolti” di chi era in trasferta.