Intervistato da Sportweek, il nuotatore Thomas Ceccon, medaglia d’oro a Parigi, parla del suo duro percorso sportivo.
Il suo idolo? “Nel nuoto Phelps, poi Nadal”. Hobby preferito? “Dormire”. Una follia che non ha mai raccontato? “Mi sono buttato nella Senna”. Ha definito il nuoto uno sport crudele: perché? “È una continua ricerca di qualcosa, di limiti. Il tempo ci determina. Anche in allenamento, se non fai quel tempo, dici che non è andata bene. In gara passi dall’essere campione olimpico a niente. Nel tennis se fai un errore, puoi recuperare al game successivo. Nel nuoto sbagli una partenza e ti giochi una medaglia d’oro”.
“Il momento di maggior tensione – racconta – è stato poco prima della gara. Ti passa davanti una vita, pensi: se perdo sono un fallito. Questa è la parte più difficile. Ora mi sento liberato da un peso molto grosso, penso più per me stesso che per chi mi chiedeva di vincere. Io volevo vincere, ora ho la coscienza a posto”.
Lei è diventato famoso anche per le sue dichiarazioni schiette: si sente un campione scomodo? “Mi prendo le responsabilità, nel nuoto e in quello che dico. Sì, ho fatto dichiarazioni un po’ scottanti, ma bisogna essere così. Io ho pensato di poter vincere e ho portato a casa il risultato. Sono sempre stato così”.
Non ha mai avuto una crisi? “Penso di non aver mai avuto rigetto, il nuoto mi è sempre piaciuto. Per qualcuno è pesante come routine, io invece arrivavo mezz’ora prima tutti i giorni. Sono determinato. Prima di Parigi non ho parlato con nessuno per un po’: pensavo solo al nuoto”.
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