X

Ostaggio di 1500 tifosi serbi, Genova umiliata e polizia inerme

di Warsamé Dini Casali |14 Luglio 2011 21:57

 

Foto Ansa

La notte della follia serba è appena passata. Al mattino il centro di Genova si presenta come un campo di battaglia abbandonato. Si contano i danni, si misura l’umiliazione dell’oltraggio alla città. La gente è sbigottita, un manipolo di ultras esaltati ha messo a ferro e fuoco il centro storico. Dentro lo stadio sono entrate bombe carta, fumogeni, petardi, razzi e perfino coltelli e tronchesi con cui gli ultras serbi hanno tagliato le recinzioni e le reti per poter tirare di tutto in campo. E tutti hanno visto l’impotenza delle autorità: poliziotti schierati ma immobili, il balletto della sospensione della partita, il fallimento dell’ordine pubblico.

Il bilancio è di 35 hooligan denunciati, 138 quelli identificati. E’ stato preso anche Ivan Bogdanov, il capo ultras che con il viso mascherato arringava lo spicchio di curva impazzito, quello destinato ai duemila tifosi serbi. Lo hanno bloccato nel cuore della notte mentre cercava di rimpatriare nascosto nel bagagliaio di un pullman. Ora inzia il processo alle forze di polizia, ai dirigenti, dal questore al prefetto. Già durante la serata di ieri il sindaco Vincenzi aveva chiamato d’urgenza il questore. “Ma cosa sta succedendo qui? Ma siamo matti?” ha urlato il primo cittadino attaccata al telefono, mentre una bottiglia di birra lanciata da un facinoroso in tuta nera e cappuccio si infrange sul muro, a cinque-sei metri da lei. Intanto un tifoso serbo fa i suoi bisogni sulla facciata di palazzo Ducale. (Guarda le foto)

La risposta del questore riassume la linea di difesa di tutti i dirigenti incaricati del servizio d’ordine: “Abbiamo preferito evitare di scatenare una guerriglia urbana in pieno centro, nonostante il clima pesante la situazione era sotto controllo”.

Sotto controllo? I tifosi serbi hanno scatenato una guerriglia permanente fuori e dentro lo stadio, prima, durante e dopo il fischio d’inizio. Il pullman della nazionale serba Stojkovic è stato accolto dai propri tifosi con un’aggressione di tipo militare: petardi all’interno del mezzo, il portiere titolare non era più in condizione di giocare. “Roba mai vista” ha sintetizzato il ct italiano Prandelli. Ma la memoria storica non possiede la stessa indulgenza, dall’Heysel in giù se ne son viste di tutti i colori. Si dirà, come fu fatto in occasione della strage dei tifosi juventini, che la partita, prima rinviata, poi sospesa, poi ripresa, infine interrotta definitivamente, doveva essere giocata per forza. L’unico deterrente di una qualche efficacia per evitare ulteriori violenze, si dice. Ma per chi era in campo la sensazione di pericolo è stata reale. “Era impossibile giocare in quella porta, avrei dovuto stare sempre girato per evitare i fumogeni. Sinceramente prenderne uno in testa non mi avrebbe fatto piacere”, assicurava lo spaventatissimo portire italiano Viviano. E infatti l’arbitro scozzese Craig “non riteneva più garantita la sicurezza dei giocatori in campo” come ha spiegato Antonello Valentini, direttore generale della Federcalcio.

Che dire poi del comportamento dei giocatori serbi? Stankovic, il capitano, ha dovuto spiegare il comportamento della squadra nei confronti della propria tifoseria: “Non abbiamo applaudito, abbiamo provato a calmare i nostri tifosi”. Ma tutti hanno visto il drappello in calzoncini corti incitare e applaudire i propri supporters. E anche il numero tre sventolato nei loro riguardi. Certo, poteva voler dire “così perdiamo 3 a 0 a tavolino”, come hanno capito i telecronisti Rai, che, non per colpa loro, non sapevano che pesci prendere: ma in molti sanno che quello è un simbolo cetnico, la Trinità “santificata” dai gruppi nazionalisti. Sarebbe interessante verificare quanti degli “eroi” di Genova aabbiano partecipato agli scontri di Belgrado dei gruppi di estrema destra che hanno barbaramente interrotto con le spranghe il “Gay pride” locale.

Doveva essere solo una serata di sport, per la prima volta Genova portava 4 giocatori in Nazionale da applaudire. I fatti di ieri dimostrano che l’emergenza hoolygan va gestita a livello europeo, i nostri Daspo funzionano poco qui, figuriamoci con i tifosi che calano da fuori. E’ mancata la prevenzione: tutti conoscevano le “gesta” degli ultras serbi, solo venerdì scorso ne avevano offerto un assaggio nella figuraccia della squadra contro l’Estonia. Ironia della sorte, proprio ieri erano stati invitati gratis alla partita centinaia di ragazzini delle scuole: cosa avranno imparato? Forse che la Polizia non ci si mette contro i prepotenti.

Scelti per te