Tour de France, da sabato 26 giugno (Brest) a Parigi il 18 luglio, tra i favoriti l’equadoriano Richard Carapaz

TOUR de France con solo nove italiani in gara. Ci siamo.  Parte sabato 26 giugno da Brest il Tour de France, la più grande corsa a tappe del pianeta. La corsa che tutti i ciclisti sognano di vincere. Il Tour che vale l’Oscar alla carriera. Una galoppata di 3.414 km divisi in 21 tappe. Dal 26 giugno al 18 luglio. E due soli giorni di riposo: 5 e 12 luglio.

Partenza in Bretagna, a Brest, città portuale, mare generoso  di scampi e ostriche. Arrivo a Parigi, naturalmente sui Campi Elisi, il viale dei virtuosi (dice la mitologia), sicuramente un viale teatrale, l’abbraccio  della folla che è un minuscolo secondo d’eternità. Indimenticabile. Oltretutto in Mondovisione.

Un percorso tosto con 27 salite, due tappe sulle Alpi, i  mitici traguardi in quota dei Pirenei. Il tetto del Tour è Port d’Envalira, il passo più alto dei Pirenei ( 2.408 metri ).

Ma il simbolo delle scalate resta il leggendario Ventoux, “ il gigante della Provenza”, come lo chiamano i francesi. Sarà scalato due volte. La seconda volta, sul versante vero del Bedoin, 15,7 km all’8,8% medio. La cima è a 1.912 metri. Una curiosità: il primo che fece l’ascensione ( mistica) di questo monte è stato Francesco Petrarca ( 26 aprile 1336 ).

Gli arrivi in salita sono però solo tre. Uno sulle Alpi a Tignes (nona tappa,21 km al 5,6%) e due sui Pirenei. Sono tosti, selettivi. Il  primo porta al Col di Portet (tappa n. 17, 16 km  all’8,7%). Il secondo arrivo è a Luz Ardiden, nota stazione sciistica, paesaggi mozzafiato ( tappa n. 18, km 13,3, pendenza media 7,4%).  C’è però un tratto al 9%. Qui il Tour è arrivato solo otto volte: memorabili le vittorie di Greg LeMond e Indurain.

Gli italiani al Tour sono appena nove su 184 corridori ( otto per squadra)

Mai così pochi dal 1984. Nel 1996 furono addirittura 63. Li guida Sonny Colbrelli, fresco di maglia tricolore conquistata domenica scorsa a Imola. Sonny ha un sogno: vincere la prima frazione per indossare la maglia gialla.

L’ultimo italiano a vincere la tappa inaugurale è stato Gino Bartali nel 1948. Preistoria ormai. E gli altri italiani? Sono Nibali, Formolo, Ballerini, Cattaneo, Daniel Oss (scudiero di Sagan),Jacopo Guarneri ( incaricato di lanciare la volata a Demare), Kristian Sbaragli ( a supporto di Van der Poel nella Alpecin-Fenix ) e Lorenzo Rota che alla Grande Boucle cercherà di infilarsi in qualche buona fuga.

Non ci sarà Fabio Aru che ha dato forfait per una indisposizione che lo ha costretto al ritiro già dal campionato italiano. Si era preparato bene al Sestriere. Peccato.

Al Tour ha vinto una tappa nel 2017, per due giorni ha indossato la maglia gialla  sfiorando il  podio di Parigi. Cose dì quattro anni fa. E il 3 luglio Aru compirà 31 anni. Il tempo vola, il finale di carriera resta una incognita.

I favoriti per la vincere il Tour edizione numero 108 sono diversi. Si fa una decina di nomi . Ben 23 le squadre al via, le più quotate del ciclismo internazionale.

In testa ai concorrenti del Tour la corazzata inglese Ineos-Grenadiers

Punta tutto sull’ecuadoriano Richard Carapaz, 28 anni, vincitore del Giro d’Italia 2019. Due gli sloveni indicati tra i favoriti: Roglic e Pogacar,mi super favoriti dai bookmaker. I francesi confidano in Alaphilippe, la Colombia su Rigoberto Uran, gli inglesi su Simon Yates, il Galles su Geraint Thomas. Ma nelle quote figurano Miguel Angel Lopez, Tao Geoghghan Hart, Enric Mas,Van Aert, Wilco Kelderman, David Gaudu. Nessuna speranza per Nibali e Formolo, a loro vengono attribuiti valori tra 75 e 501.

 

 

 

 

 

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