L’austriaco Felix Gall, 25 anni, alfiere della AG2R Citroen, ha vinto in solitaria l’ultima tappa alpina del Tour. Primo al traguardo di Courchevel, oltre i duemila metri di altitudine, la vetta più alta della Grande Boucle, la “Cima Coppi” dei francesi. Ma la giornata sarà ricordata per il crollo clamoroso di Tadej Pogacar. Una deriva inattesa. Un dramma. Un calvario. Vingegaard ne ha approfittato ed ha messo in cassaforte il suo secondo e consecutivo Tour de France.
Tappa n.17, ultima tappa alpina. Da St-Gervais Mont Blanc a Courchevel di km 166. La tappa più dura del Tour 110 con 5.395 metri di dislivello e 4 GPM: due di prima categoria, uno di seconda . E per ultimo il Col de la Loze (2.304 m.), una salita di 28,1 km al 6% con punte del 12%. Quindi una picchiata di 7 km per arrivare alla stazione sciistica di Courchevel. Località che 23 anni fa (16 luglio 2000) ha intonato il canto del cigno di Pantani che colse una vittoria memorabile davanti a mamma Tonina. Partenza alle 12.34 (ritirato Renard), brividi per una caduta di Pogacar (senza conseguenze), si ritira Bauhaus, Ciccone passa per primo GPM (Col des Saisies, 1.650 metri) e guadagna 10 punti per la classifica scalatori (maglia a pois ); si ripete sul Col de Roselend (1.986 m) e sale a 83 punti, 26 più di Vingegaard. La maglia a pois è virtualmente in cassaforte. Alaphilippe vince il traguardo volante di Beaufort. Al km 105 la Cote de Langefoy (1.174 metri seconda categoria, 6,7. Km al 7,5%), passa per primo ancora Ciccone. Tre su tre. Fantastico. Quindi l’attacco finale al Col de la Loze. Nella discesa (difficile,tecnica) che l’ha preceduto, Bernal è caduto (scivolone senza conseguenze).
La salita “proibita” (28,1 km) di fatto inizia ai -35. Ritmo sostenuto. Il gruppo maglia gialla insegue con un ritardo di 2’46”. Vingegaard sempre tallonato da Pogacar. I 15 battistrada salgono con un passo costante. Nel drappelllo dei fuggitivi ci sono fior di corridori (Majka, Pinot, Bilbao, O’Connor, Gall, Gaudu,Martin, Simon Yates, Benoot, Kelderman, Harper, Madouas, Schultz). Fa molto caldo, raffiche di boracce ghiaccio. Folla e centinaia di camper a bordo strada.
A 7 km dalla vetta perde le ruote Pogacar, allunga Gall,cedono Rodriguez e Schultz. Ai -4 dalla vetta Vingegaard ha una devastante accelerazione. L’ammiraglia lo informa del crollo del rivale Pogacar. Il danese vola. Simon Yates va a caccia di Gall. Il pubblico (enorme) blocca Vingegaard e Kelderman. Passa per primo sulla vetta più alta del Tour. Secondo Yates (+19”). Discesa veloce e rampa conclusiva al 17%. Gall regge e taglia in solitaria il. traguardo. Vingegaard, quarto, mette in cassaforte il Tour. Meritatamente. Pogacar, sfinito e a zig zag, arriva con ritardo siderale, 7’37”. Impensabile alla partenza.
Primo Gall, secondo Simon Yates (+34”), terzo Bilbao (+1’38”). A seguire: Vingegaard (+1’52”), Gaudu (+2’09”), Johannessen (+2’39”), Harper (+2’50”), Majka (+3’43”), Adam Yates (+3’43”), Kelderman (+3’49”).
Primo Vingegaard, secondo Pogacar (+7’35”), terzo Adam Yates (+10’45”). A seguire: Rodriguez (+12’01”), Simon Yates (+12’19”), Pello Bilbao (+12’50”), Hindely (+13’50”), Gall (+16’11”), Kuss (+16’49”), Gaudu (+17’57”).
Mancano quattro tappe a Parigi: si va da Moutiers a Bourg en Bresse, frazione di 186 km. Due soli GPM ma di quarta categoria; salite brevi e sotto il 5% di pendenza. Una galoppata di diversi saliscendi fino al traguardo. Tappa adatta per chi cerca la fuga giusta.
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