Tour de France, il fiammingo Yves Lampaert, 31 anni, alfiere della Quick-Step, a sorpresa ha vinto a Copenhagen la cronometro inaugurale del Tour de France.
Ha vinto con un tempo pazzesco:15’ 17”76 su un circuito scivoloso di 13,2 km alla media di 51,778 km/h. Sua la maglia gialla. Al secondo posto Wout Van Aert a soli 4”, ennesima conferma di una classe ed una capacità tattica non ancora del tutto esplorata. Terzo Tadej Pogacar (15’24”79) .
Quarto Filippo Ganna (15’27”98) condizionato dalla pioggia che lo ha frenato nell’ingresso di molte curve. E – clamoroso! – avrebbe forato nella seconda parte arrivando al traguardo a 60 all’ora con la ruota posteriore visibilmente sgonfia; sono in corso accertamenti.
Alcuni video lo confermerebbero. Quinto Van der Poel (15’30”62). Seguono Pedersen, Vingegaard, Roglic (15’33”17). L’ultimo a partire, alle 18.55, lo spagnolo Marc Soler, compagno di squadra di Pogacar. Ricapitolando: cronometro spettacolare ma condizionata da una pioggia e da un vento che , nel finale di giornata, hanno risparmiato il vincitore consegnandogli un tracciato decisamente più abbordabile.
TRACCIATO CITTADINO INSIDIOSO. FOLLA RECORD
Cronometro tutt’altro che semplice. Meteo ingrato, pioggia copiosa (nella prima parte) strade bagnate, umidità al 90%., cadute. Comunque folla record, assiepata dietro le transenne. Migliaia di ombrelli al vento. Tappa veloce (13,2 km), con 20 curve. E le sorprese non sono mancate. Anzi.
Suggestivo il passaggio sul ponte regina Luisa (subito dopo la prima curva a sinistra); parecchi rettilinei hanno consentito di aprire il gas. Tre i punti salienti: a metà circa della crono i corridori sono transitati sulla strada a più alta densità ciclistica del mondo (40mila bici al giorno); quindi i giardini di Tivoli, celebre parco divertimenti inaugurato nel 1843 nel pieno centro di Copenhagen; infine l’omaggio alla statua bronzea della Sirenetta, zona porto, simbolo della capitale danese che ricorda l’omonima fiaba di Andersen (1805-1875). Il primo atleta (Lecroq) è scattato alle 16, l’ultimo ale 19. Assenti di rango: Alaphilippe, Cavendish, Sam Bennet, Bernal.
LE QUATTRO MAGLIE PIÙ AMBITE
GIALLA – È la più prestigiosa. La indossa il leader della classifica. L’Italia ha collezionato 10 trionfi, l’ultimo con Nibali (2014). Gli altri? Bottecchia (1924, 1925), Bartali (1938, 1948), Coppi (1949,1952), Nencini (1960), Gimondi (1965), Pantani (1998).
POIS – Premia dal 1975 il miglior scalatore. L’ultimo italiano è stato Claudio Chiappucci nel 1992, anno in cui arrivò primo al traguardo del Sestriere dopo una fuga di 200 km; una impresa considerata tra le più grandi nella storia del ciclismo. Il Tour lo vinse lo spagnolo Indurain.
BIANCA – Dal 1975 premia il miglior giovane. L’ultimo italiano è stato il passista-scalatore veronese Damiano Cunego nel 2006, due anni dopo la sua vittoria al Giro d’Italia (terzo il compagno di squadra Gilberto Simoni).
VERDE – Dal 1953 è il simbolo della classifica a punti. L’ultimo italiano a vincerla è stato “Alejet” Petacchi (6 tappe vinte al Tour) nel 2010. Tra parentesi: Petacchi, velocista puro, in carriera ha conquistato 179 vittorie, tra cui la Milano-Sanremo del 2005.
SECONDA TAPPA DEL TOUR (sabato 2 luglio 2022)
Archiviata la cronometro inaugurale, va in scena una frazione di 202 km – da Roskilde a Nyborg – ritenuta pericolosa. Si pedala al fianco del Mare del Nord. Occhio: prima dell’arrivo ci sono 18 km sul leggendario ponte dello Storebaelt. Attraversarlo è come scalare una montagna.