TORINO – La Juve ha vinto lo Scudetto e i giornali di tutta Italia celebrano Andrea Agnelli: molti commentatori hanno sottolineato che il giovane presidente sia stato uno dei principali artefici del trionfo bianconero. Un altro Agnelli dopo zio Gianni e il papà Umberto.
Andrea Monti sulla Gazzetta dello Sport ha ricordato una frase di Gianni Agnelli: “Non c’è Juve senza Agnelli”. E Giampiero Boniperti, continua Monti (presidente per tanti anni durante l’era Agnelli), diceva “Nel calcio vincere non è importante. E’ l’unica cosa che conta”. Andrea Agnelli, conclude Monti, “non ha dimenticato la lezione”.
Andrea Agnelli, 35 anni, si è insediato alla presidenza del club il 19 maggio 2010. Ora è il più giovane presidente “scudettato” della storia del calcio italiano. Il suo primo obiettivo era quello di rifondare una squadra vincente, che era stata lesa dalla vicenda Calciopoli.
A lui possono essere attribuite alcune decisioni che si sono rivelate vincenti: la scelta di Conte, la conferma di Marotta, la campagna acquisti azzeccatissima e con una capacità di spesa da piccolo club. Ma soprattutto, Andrea Agnelli ha rivitalizzato l’orgoglio del tifosi, esponendosi in una battaglia dura e rischiosa contro la Federazione.
Scrive Guglielmo Buccheri su La Stampa: “Può anche non risultare simpatico a chi guarda al mondo Juve con gli occhi dell’avversario, ma il suo popolo continua a chiamarlo «Andrea»”. E poi ancora: “L’Italia non juventina ha di nuovo un bersaglio da colpire perché la Juve ha di nuovo il suo numero uno”.
Che Andrea Agnelli avesse un bel temperamento lo si è capito fin da subito: già pochi giorni prima del suo insediamento ufficiale, il 10 maggio 2010, aveva firmato l’esposto per revocare lo scudetto 2006 assegnato a tavolino all’Inter. Dopo la relazione del pm Palazzi, che aveva ravvisato estremi di comportamento antisportivo anche per l’Inter, coperti però da prescrizione, Agnelli era partito deciso per la missione. Era solo l’inizio di quella battaglia, che avrebbe vissuto oltre un anno di ricorsi a tutte le istituzioni preposte.
L’istanza bianconera veniva ufficialmente respinta nel luglio 2011 e di qui partiva l’ultima e più clamorosa parte della campagna alla ricerca della giustizia, la minaccia di richiesta provocatoria di una richiesta danni di 444 mln. Sul piano sportivo, Agnelli ha incarnato al tempo stesso la figura di manager e politico e quella del tifoso appassionato. Nella prima veste si è assunto l’ingrato compito di comunicare all’Assemblea della Juventus che quello di Del Piero sarebbe stato il suo ultimo anno in bianconero.
Sempre presente allo stadio (passerà alla storia come il presidente che ha inaugurato quello bianconero e come il primo di un club con un impianto di proprietà), anche in trasferta, quasi sempre presente a Vinovo nelle settimane importanti, non si è fatto mancare anche risposte al veleno a Inter e Milan, quando chiamato in causa, mantenendo però sempre uno stile degno dei suoi predecessori. Quando Conte è stato chiamato in causa nel Calcioscommesse, non ha esitato a difenderlo, spendendo parole lusinghiere nei suoi confronti e rivelando anche l’esistenza di un rapporto quasi fraterno con il dipendente di cui va più fiero.
Maurizio Crosetti su Repubblica ha scritto che l’arrivo di Agnelli è stato l’inizio della “resurrezione” bianconera e lo paragona ai suoi illustri avi: “C’è una vecchia foto di suo nonno Edoardo: la somiglianza è impressionante. Da piccolo, Andrea imparò il calcio da Giraudo e Moggi, il primo era il miglior amico di suo padre, il secondo lo giudica ancora oggi il più bravo. Il suo Moggi si chiama Marotta”.