ROMA – Nella guerra in Siria entrano in campo…i calciatori. Calciatori turchi, calciatori pro Erdogan, calciatori che leggono l’invasione di un territorio straniero come una missione di pace. E guai a osare contraddirli. Lo juventino Demiral ha battibeccato via social con l’ex bandiera juventina Marchisio, che aveva postato un messaggio pro curdi. Il romanista Under ha pubblicato una foto in cui esulta col saluto militare dell’esercito di Erdogan. Dulcis in fundo, tutta la Nazionale della Turchia ha festeggiato la vittoria contro l’Albania con il saluto militare in omaggio al proprio presidente.
Il post di Demiral e quello di Marchisio sulla Siria.
Merih Demiral finisce nella bufera per un tweet: “Pace in patria, pace nel mondo”, è lo slogan coniato negli anni ’30 dall’allora presidente turco Ataturk e rilanciato dal difensore della Juventus sui social, insieme a una foto di un soldato che parla con una bambina e sullo sfondo un carro armato con la bandiera turca. “La Turchia -si legge nel testo abbinato alla foto- ha un confine lungo 911 km con la Siria ed è lì che si forma un corridoio terrorista. Il Pkk è responsabile della morte di circa 40 mila persone, comprese donne, bambini e neonati. La missione della Turchia è finalizzata a prevenire la creazione di un corridoio terrorista sul nostro confine meridionale e ricollocare 2 milioni di siriani in una zona sicura”.
Tra gli utenti critici c’è chi chiama in causa la Juventus (“Bombardare ed ammazzare civili non è ‘pace’. La Juventus prenda provvedimenti”) e chi invece ‘tagga’ l’ex bianconero Claudio Marchisio che ieri su Instagram ha pubblicato un post di segno completamente opposto: “Una vergogna per tutta la comunità internazionale. Sentiamoci pure responsabili per ogni vittima”, ha scritto Marchisio riferendosi al conflitto in atto.
Il post di Under.
Under Cengiz, attaccante 22enne turco della Roma, nato a Balıkesir, ha pubblicato sul suo profilo Twitter una foto, con la maglia giallorossa, mentre esulta portando la mano vicino alla fronte e facendo il saluto militare. Un tweet accompagnato da tre bandiere turche, sottoforma di emoji. In poche parole ha dato il suo completo endorsment alle azioni belliche condotte dal governo di Ankara contro la popolazione curda in Siria. Un’offensiva che avrebbe come obiettivo quello di costituire una zona cuscinetto nel nordest del Paese invaso e allontanare dalla Turchia le milizie dell’Ypg, considerate da Erdogan come un vero gruppo terroristico.
Il tweet, dopo tre dalla pubblicazione, aveva già registrato oltre mille commenti e quasi 5 mila retweet. La maggior parte dei messaggi ricevuti non hanno apprezzato l’iniziativa del calciatore. Una valanga di insulti hanno invaso non solo il suo profilo ma anche quello della Roma, sotto altri post non inerenti alla vicenda (dato che la società non ha ancora preso una posizione, positiva o negativa che sia, nei riguardi del proprio tesserato). Le critiche maggiori, oltre a quelle che ricordano i morti e i feriti dello scontro in territorio siriano, sono quelle relative al fatto di aver espresso la sua vicinanza politica indossando proprio la maglia della società capitolina
Ma a sollevarsi contro il gesto non è solo il tifoso qualunque: Paolo Cento, esponente di Leu-Sinistra Italiana e presidente del Roma Club Montecitorio, invita la As Roma a prendere le distanze dal suo tesserato: “Mi stanno chiamando tanti tifosi della Roma che sono rimasti indignati per il gesto di Under. Hanno ragione a protestare – prosegue – in un momento di tensione internazionale e di sofferenza del popolo Curdo a cui tutta la comunita’ internazionale dovrebbe almeno riconoscenza per la lotta contro l’Isis , ci vorrebbe più sobrietà e cautela”.
La nazionale della Turchia festeggia col saluto militare.
A Istanbul nella partita valida per le qualificazioni a Euro 2020 la Turchia ha battuto l’Albania per 1-0 grazie a una rete realizzata al 90′ di Tosun. Per festeggiare il gol arrivato allo scadere i giocatori della Turchia, con in prima fila lo juventino Demiral e il milanista Calhanoglu, hanno fatto il saluto militare.