Usa: Emile Griffith malato sull’orlo del k.o., lo aiuterà Nino Benvenuti

Pubblicato il 15 Dicembre 2009 - 19:40 OLTRE 6 MESI FA

Emile Griffith e Nino Benvenuti

Il mondo del pugilato presenta un’altra triste storia.  Il grande campione che conosce la gloria ma poi scivola nell’oblio più triste. L’ultimo in difficoltà economiche è Emile Griffith, l’uomo che tenne sveglia l’Italia intera durante le notti dei match con Nino Benvenuti.

Griffith, 71 anni, è in difficoltà, vive con un sussidio dei servizi sociali che gli serve per mangiare e pagare l’affitto, ma non basta per comprarsi le medicine per combattere il morbo di Alzhaimer di cui soffre. Ma qui esce l’aspetto più bello del pugilato. I grandi avversari non si dimenticano mai.

Nino Benvenuti è già al lavoro per aiutarlo: «Sapevo da tempo della situazione di Emile – spiega Benvenuti – Io mi sto muovendo da tempo, ho sentito il figlio di Griffith e sto organizzando per il mese di febbraio il suo arrivo in Italia. Il mio obiettivo è un tour in circoli, comuni, enti, per pubblicizzare la sua biografia. Io ho già il libro, che ovviamente è in inglese, ma mi sto attivando per la traduzione in italiano».

Insomma, il pugilato non dimentica, ed anche Benvenuti parla di debito di riconoscenza verso Griffith. «Si può dire che senza Griffith la mia fama non sarebbe stata così estesa. Mi ha dato l’opportunità di andare in America, di sfidarlo, di conquistare il Mondiale. E’ stata una tappa fondamentale della mia carriera». La storia di Griffith è riemersa nell’edizione online del NY Daily News ed è stata ripresa dall’Ansa.

Griffith è andato a trovare il reporter Bill Gallo per raccontargli la sua storia, e chiedergli aiuto per creare un “Emile Griffith Fund”. Straordinaria la carriera di Griffith, che dura dal 1958 al 1977: 112 incontri contro i più grandi interpreti di pesi welter e medi. Tra i suoi avversari Rubin Carter, “Hurricane”, ingiustamente accusato di omicidio e liberato solo dopo molti anni.

La sua storia ispirò Bob Dylan, che gli dedicò una famosa canzone, ed uno splendido film magistralmente interpretato da Denzel Washington. Carter sconfisse Griffith, che perse anche contro Benny Paret. La rivincita di quel match segnò però per sempre la vita di Griffith: vinse con un drammatico ko, ma Paret morì nove giorni dopo per le conseguenze dei colpi incassati.

Griffith, insieme al canadese Mark Leduc, a fine carriera ha anche ammesso la sua omosessualità (dalle pagine del libro “Nine, Ten… and Out! The two worlds of Emile Griffith’). «Questa è una storia comune a molti grandi campioni che non sono riusciti a mettere da parte il proprio denaro – scrive Gallo -. Alcuni hanno fatto cattivi investimenti, altri li hanno buttati via al gioco, ma Emile, uomo di ottima natura, semplicemente li ha dati tutti alla sua famiglia a St. Thomas, nelle Isole Vergini. La sua famiglia era composta dall’adorata madre Emelda, la sua più grande tifosa, da quattro fratelli e quattro sorelle: ogni borsa che incassava, andava a loro. Dopo la morte della madre Emile andò a vivere in un piccolo appartamento e tutto ciò che possedeva, lo aveva dato via. Oggi è lui che ha bisogno di amici».

Tra le tante iniziative a favore di Griffith, da segnalare quella di John Pennisi, caricaturista ed illustratore, dedito in particolare a rappresentare scene di sport. È in corso la vendita di una stampa che lo raffigura in azione, autografata dall’ex campione. Costa 89,95 dollari (più 1 per le spese di spedizione) e chiunque voglia aiutare l’ex pugile può acquistarla scrivendo a Pennisi prints of Emile Griffith, P. O. Box 1828, New York City, N. Y. 10956.