Usa. Per Muhammad Alì, il più grande, la Medaglia della Libertà

Il leggendario match tra l’allora Cassius Clay e Sonny Liston al tappeto

PHILADELPHIA, STATI UNITI  – La leggenda vivente del pugilato Muhammad Ali’ ha ricevuto a Philadelphia la ‘Medaglia della Liberta” per il suo grande impegno non solo sul ring, ma anche nelle cause umanitarie, civili, e religiose. A consegnare il riconoscimento ad Ali’ – nato Cassius Clay, nome che ha cambiato dopo la conversione all’Islam nel 1960 – e’ stata a Philadelphia, Pennsylvania, la figlia Laila, che ha deciso di seguire le orme del padre indossando i guantoni.

L’ex campione, 70 anni, che da 30 lotta contro il morbo di Parkinson, ha anche ottenuto una nomination al premio Nobel per la pace nel 2007. “Ali’ incarna lo spirito della medaglia della liberta’ poiche’ abbraccia gli ideali della nostra Costituzione: liberta’, auto-determinazione, uguaglianza, e aiutando a diffenderli nel mondo”, ha detto l’ex presidente americano Bill Clinton, numero uno del ‘National Constitution Center’, l’ente dove si e’ svolto l’evento.

Da quando nel 1981 ha appeso i guantoni al chiodo, Ali’ ha dedicato il suo tempo alla filantropia e alle battaglie sociali. “Mio padre ha sempre vissuto la sua vita per rendere questo mondo un luogo migliore per gli altri”, ha detto la figlia del campione.

Alì, a quel tempo Cassius Clay, sostanzialmente uno sconosciuto nel torbido mondo della boxe americana, balzò all’attenzione generale quando, a 22 anni, strappò nel 1964 il titolo di mondiale dei massimi a Sonny Liston in un match che è passato alla storia, quando negli spogliatoi Ali  coniò per i giornalisti il suo celebre slogan: ”volo come una farfalla e pungo come una vespa”.

Dopo la vittoria su Liston Cassius Clay abbracciò la fede islamica e divenne Muhhammad Ali. Nel 1966, durante l’infuriare della guerra in Vietnam, Ali rifiutò di essere arruolato, dichiarando ”io non ho niente contro I Viet Cong, loro non mi chiamano sporco negro”. Processato ripetutamente rischiò la prigione, fino a quando nel 1971 la Corte Suprema annullò le accuse a suo carico anche perchè’ l’America era sconvolta dalle proteste contro la guerra in Vietnam.

Alì ricominciò a combattere, essendo Joe Frazier il suo principale rivale. Sconfitto la prima volta, si prese la rivincita. Dopo varie peripezie, Alì affrontò il campione del mondo George Foreman, un gigante d’uomo, a Kinshasa, nello Zaire, mandandolo al tappeto al settimo round. Nel 1975 Al’ affrontò nuovamente il suo avversario di sempre, Joe Frazier, a Manila, nelle Filippine, che resistette fino all’ultimo, quindicesimo round, prima di gettare la spugna.

Dopo una ennesima vittoria contro Leon Spinks nel 1979, Alì decise che era giunto il momento di attaccare i guantoni al chiodo, ma poi decise di tornare a combattere nel 1980 contro il campione dell’epoca Larry Holmes, contro il quale dovette gettare la spugna e probabilmente prendere i sintoni del male di Parkinson di cui soffre tuttora. L’incredibile carriera di Alì, quattro volte campione del mondo dei pesi massimi è terminata con una scontitta ai punti da parte di un semi-sconosciuto, Trevor Berbick, nel 1981.

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