Non è bastato volare in America, entrare nella fucina sforna-campioni, dotarsi di un ‘mental coach’ per mostrare il talento e scacciare i fantasmi del passato.
L’incubo fatto di cadute e umiliazione si è materializzato ancora, come un brutto ‘deja vu’: in meno di cinque minuti si è consumato il nuovo, l’ennesimo, dramma sportivo di Carolina Kostner.
La sua seconda volta ai Giochi è peggio della prima, così brutta da non sembrare vera: e invece la nuova Carolina, come si era definita appena sbarcata a Vancouver via Los Angeles, la campionessa d’Europa è ripiombata nel tunnel, quello in cui era finita a Torino, nelle Olimpiadi da portabandiera, chiuse al nono posto tra mani sul ghiaccio e gambe contro la balaustra.
Stesso film senza lieto fine anche al Mondiale choc nel 2009 in America: dodicesima, e decisa a voltare pagina, cambiare aria, lasciare l’Europa per ritrovare se stessa oltreoceano.
La rinascita sembrava in atto, e invece sul ghiaccio del Pacific Coliseum l’azzurra, che già doveva recuperare il modesto settimo posto ottenuto dopo il programma corto, ha sbagliato tutto, ed è finita addirittura sedicesima: il suo libero è poco più che accennato, costellato di cadute, passaggi saltati e salti nemmeno cominciati.
Un disastro. Che comincia ancora con le mani poggiate a terra all’uscita della prima combinazione, poi la caduta sul triplo flip, Carolina si rialza e cade ancora sul doppio axel: e allora la musica di Bach va in una direzione e la pattinatrice prova disperatamente a inseguirla.
Ma è difficile riprendere le fila, c’é sequenza di spirali, una piccola boccata d’aria, e poi ancora sul ghiaccio su un altro triplo. Della sua lunga combinazione di avvitamenti se ne salvano un paio: poi c’é solo la voglia di finire, di sparire, di togliersi da quell’arena impietosa.
Chiude con la testa piegata sulle gambe e le mani tra i capelli, costretta a fare l’inchino, quando avrebbe voluto solo una spalla su cui piangere. Il punteggio non perdona: 151.90, con tre penalizzazioni.
Ecco le foto di Carolina Kostner: