ROMA – La leggenda di Vincenzo Nibali, maglia gialla al Tour de France, ispira toni di grande lirica, come ai tempi del grande giornalismo sportivo di Coppi e Bartali e ancor prima ai tempi di Girardengo, Ganna, Sivocci, i miti del ciclismo italiano.
La prima parte della cronaca di Luca Gialanella, sulla Gazzetta dello Sport, è epica:
Doveva essere «la sinfonia». La dimostrazione di una potenza assoluta, di squadra e personale. Sulla montagna di Lourdes non c’è più il Tour, ma solo la maglia gialla. Vincenzo Nibali. Il Re Sole. Il padrone. Va al massimo come mai prima. A ogni pedalata sposta più in là quei limiti che non aveva ancora toccato in Francia e nella carriera. Quarto trionfo di tappa dopo Sheffield, La Planche des Belles Filles e Chamrousse. Vola sul pavé della Roubaix, vince su Vosgi, Alpi e Pirenei. Ha 7’10” sul secondo in classifica, il francese Pinot. Domenica sui Campi Elisi, con 19 maglie gialle, eguaglierà Coppi e Gimondi. Primo al Giro 2013, secondo alla Vuelta 2013, 1° al Tour 2014. Vi bastano questi numeri?
L’amico Scarponi sbuffa, dietro quegli occhiali gialli che nascondono smorfie di fatica mai viste prima. Vincenzo lo vuole vicino sulla passerella del trionfo. Questa è una storia di rivalità diventata amicizia vera, e Michele deve essere la ciliegina nel giorno dell’impresa, è giusto onorarlo con il ballo prima della sinfonia regale. Michele tira tre minuti, e poi, sfinito, lo lancia. Gli altri sembrano dilettanti. L’Astana interpreta l’ultima tappa pirenaica come una cronosquadre in salita: sul Tourmalet sono in cinque, più Vincenzo. Spietati come poche altre volte. Nessuna fuga può arrivare, la scena è solo per loro. «La sinfonia» significa anche andare al massimo per mezz’ora. Oh sì, non lasciatevi ingannare dai tempi di scalata: dopo 6’30 e poco più di 2 km sui 13,9 complessivi, Nibali è già solo. Spietato con l’americano Chris Horner, che gli aveva tolto la Vuelta 2013 sull’Angliru: tre mesi fa, lo statunitense della Lampre rischiò la vita in un terribile incidente d’auto in una galleria del Comasco, e adesso, quando scatta, Vincenzo lo ghermisce come l’aquila che volteggia in cielo sui Pirenei. Mancano 10,5 chilometri all’arrivo. State sicuri, una prestazione di questo livello non si vedrà più nella storia ciclistica di Nibali. Parola di Paolo Slongo, l’allenatore-preparatore.