ROMA – Walter Sabatini, direttore sportivo della Sampdoria, è stato ricoverato poche ore fa in terapia intensiva all’ospedale Sant’Eugenio di Roma.
Il dirigente, accanito fumatore, già in passato era stato portato in ospedale per crisi respiratorie, ma stavolta i sintomi sarebbero stati più pesanti. Con il passare delle ore, comunque, la crisi sarebbe stata superata e il dirigente sportivo starebbe lentamente migliorando. A scriverlo è il quotidiano Leggo.
Sabatini, 63 anni, è da poco il nuovo ds della Samp dopo aver lasciato l’incarico che aveva all’interno del gruppo Suning – proprietario dell’Inter.
La Sampdoria ha emesso un comunicato ufficiale, in cui si rassicurano gli animi riguardo alle condizioni di Sabatini: “In merito alle notizie che si sono diffuse sulle condizioni di salute del responsabile dell’Area Tecnica Walter Sabatini, la famiglia e l’U.C. Sampdoria sottolineano che si tratta di accertamenti abituali e che la situazione è sotto controllo e chiedono, come sempre in questi casi, il massimo rispetto nelle comunicazioni del diritto alla privacy”.
La malattia e i problemi ai polmoni | L’intervista al Corriere dello Sport
“La Roma non è una squadra. È uno stato dell’anima. Amore e livore. È il polmone che ho perso. Per non dire il resto. Un caravanserraglio di emozioni” raccontava Sabatini a luglio scorso in una lunga intervista al Corriere dello Sport a firma Giancarlo Dotto.
“Ti trovo bene, meglio dell’ultima volta” gli fa notare Dotto – “La prova che so simulare bene. Con questa grottesca abbronzatura. Ho preso un po’di sole in una terrazza a Como, in realtà sto a pezzi. Ho un solo polmone e non funziona nemmeno tanto bene. Penso mi sia venuto anche un herpes. Mi sa che prendiamo un caffè e ci salutiamo”.
Qui un altro estratto dell’intervista:
Sei stato vicino a morire?
“Più volte. Una su tutte, quattro anni fa. Faccio il solito controllo da sofferenza respiratoria, trovano noduli nei polmoni e anche uno sullo spalla. Sembrano maligni. Probabile metastasi. Ho invitato quattro volte a cena mia moglie per dirglielo, senza riuscirci”.
Come reagisce in questi casi?
“Fatalista e terrorizzato, la notte soprattutto. Mi opero a Padova dal più grande chirurgo polmonare. Gli chiedo: “Quante possibilità che non sia così malefico?”. “Il dieci per cento”. Cinque ore d’intervento, mi sveglio, lo cerco con lo sguardo e lui: “Ha vinto il 10 per cento”. Però, mi ha sfasciato un polmone”.