ISTANBUL – Un attentato terroristico ha scosso in serata Istanbul. Un’autobomba diretta contro un bus di poliziotti anti-sommossa, vicino allo stadio della squadra di calcio del Besiktas, ha provocato almeno 13 morti e decine di feriti. I testimoni, nei pressi dello stadio, hanno sentito due forti esplosioni circa due dopo la fine di una partita della massima divisione turca tra i padroni di casa del Besiktas e il Bursarpor.
La zona è stata subito circondata dalla polizia, e sono arrivate sul posto diverse ambulanze. Il ministro dell’interno Suleyman Soylu ha parlato inizialmente di almeno 20 feriti, spiegando che “potrebbe essersi trattato di un’autobomba piazzata nel punto in cui la polizia anti-sommossa era schierata”. Il bilancio delle vittime è poi cresciuto, e secondo fonti della sicurezza sarebbero almeno 13 le vittime, che potrebbero essere soprattutto agenti.
Le immagini hanno mostrato alcuni veicoli danneggiati e diversi caschi della polizia sparsi per terra. Il club del Bursaspor ha reso noto che nessuno dei suoi supporter è rimasto coinvolto. Secondo la tv turca l’autobomba ha colpito proprio un mezzo della polizia che stava lasciando lo stadio, dopo l’uscita dei tifosi dall’impianto.
Il ministro dello sport Akif Cagatay Kilic ha parlato di “crudele attentato terroristico, che vuole minacciare l’unità della nazione”. E le autorità hanno disposto il silenzio stampa, come accade sempre in seguito ad un attentato in Turchia.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan, che si trovava a Istanbul al momento dell’attacco, segue gli sviluppi in contatto con il primo ministro e il capo della polizia. Al momento non c’è stata alcuna rivendicazione, ma l’intelligence turca nei giorni scorsi aveva diffuso un’allerta su possibili attentati dell’Isis con autobomba ad Ankara, nei primi giorni di dicembre.
Appena sei mesi fa, sempre a Istanbul, 45 persone erano rimaste uccise e centinaia ferite nell’assalto con armi da fuoco e bombe all’aeroporto, da tre uomini sospettati di essere militanti dell’Isis. Diversi altri attentati, nel corso degli ultimi anni, sono stati attribuiti invece ai militanti curdi del Pkk.
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