Alberto Zaccheroni, intervistato dal Corriere, per la prima volta ha parlato del trauma cranico riportato nell’incidente domestico del febbraio scorso:
“Mi ha trovato mia moglie Fulvia accasciato a terra, in fondo alle scale. Dice che ero in un lago di sangue, con la testa aperta e un occhio fuori dall’orbita. Sono vivo per miracolo, ma del mese in terapia intensiva non ricordo nulla”.
“Ho rischiato la vita – spiega – non giriamoci attorno. La botta è stata tremenda, il grande sollievo è non aver riportato danni cerebrali”.
Di quel pomeriggio Zaccheroni sa so solo quello che gli ha raccontato sua moglie che era con lui in casa a Cesenatico.
“Lei era al piano terra, io stavo verosimilmente scendendo le scale e sono scivolato. Sono ruzzolato per otto-dieci gradini. Lei è accorsa perché ha sentito le mie urla. Avevo battuto la testa, può immaginare il suo spavento”, ha continuato Zaccheroni. È stato “necessario l’intervento per ridurre l’emorragia. Ho una grossa cicatrice sulla testa a ricordarmelo. Mi avevano intubato, avevo il sondino… Devo ringraziare i medici e tutto il personale dei due istituti che mi hanno seguito. Sono stati straordinari”. Il 1° aprile Zaccheroni ha compiuto 70 anni: “Sono consapevole di aver rischiato di non arrivarci vivo. Quel giorno non pensavo ai 70 anni, ero concentrato sul recupero. Voglio riprendere in mano la mia vita, devo riuscire a tornare in possesso della quotidianità. Se prima camminare era un hobby, adesso è una necessità”.
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