Zeman al capolinea? La Roma fa acqua, lui si “autoesonera”, tifosi inviperiti

ROMA – Zeman al capolinea? Per ora, solo una ventina di tifosi inviperiti alla stazione Termini, al ritorno della squadra dallo stentato pareggio di Bologna, ha chiesto a gran voce “Zeman vattene”. Per la verità,  a brutto muso, i tifosi hanno preso di  mira tre calciatori in particolare. Il portiere Goicochea (“Sei scarso” ), il veterano di mille battaglie Burdisso e il centravanti allergico alle critiche Osvaldo (“Fatte ‘n’artra foto”), autore di un bel gol ma sciupone fino all’autolesionismo nell’occasione mancata a un passo dalla porta.

Il credito di Zeman sembra esaurito, almeno per la prossima stagione. Ma se la dirigenza (è atteso un vertice stamattina a Trigoria) riterrà che il tecnico non ha più le redini della squadra non sono esclusi colpi di scena dell’ultima ora.  Si parla insistentemente di Malesani (uno dei pochi liberi e senza contratto) o di Sella, magari in veste di traghettatori fino allo sbarco di Massimilano Allegri per la prossima stagione. D’altra parte, il boemo conferma la sua ostinazione, tira dritto a costo di andare muro contro muro con la società. Prima della partita, che doveva segnare il rilancio di una Roma così altalenante da pregiudicare qualsiasi sogno di rincorsa al terzo posto, Zeman ha deplorato la mancanza di disciplina, l’assenza di severi regolamenti interni. Ognuno fa come gli pare, è la sensazione dell’allenatore, come a dire che è stato lasciato solo dalla società nel far rispettare consegne e ordini di scuderia.

Il direttore generale Baldini, alla vigilia di Roma-Bologna, aveva risposto diplomaticamente ma senza nascondere la testa sotto la sabbia: “I regolamenti con sono, ma più di quelli servono gli esempi. La squadra con questo potenziale può aspirare a più del posto in cui ci troviamo ora”.  Più che a una questione regolamenti, sembra di assistere a un regolamento di conti interno. Zeman conosce l’antifona, sa che di sicuro nel mondo del calcio non c’è nulla, sa che un punto in meno della gestione Luis Enrique è un mezzo fallimento. E la disciplina che manca, sarà anche nei comportamenti extracalcistici, la si nota soprattutto in campo, col difensore che si abbassa quando tutti gli altri si alzano per fare il fuorigioco (Burdisso), con una squadra che commette gli stessi errori del girone di andata (Roma- Bologna 2 a 3), con la sensazione che ai giocatori la cura Zeman procuri solo gravi crisi di rigetto.

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