Affitti “intoccabili” di Camera: emendamento Fraccaro bocciato in tempi record

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Dicembre 2013 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA
Affitti "intoccabili" di Camera: emendamento Fraccaro bocciato in tempi record

Montecitorio

ROMA – “Gli affitti intoccabili” del Parlamento: sul Corriere della Sera Sergio Rizzo riporta l’emblematica vicenda del canone per quattro immobili di Montecitorio. Un emendamento presentato alla Camera dal deputato del Movimento 5 stelle Massimo Fracaro avrebbe dovuto porre fine ai contratti troppo costosi per lo Stato. Ma nulla. E’ stato soppresso in tempi record: sei giorni.

Quei contratti per quattro immobili, i palazzi Marini, ricorda Rizzo, vennero stipulati quindici anni fa da Montecitorio senza gara. Vennero affidati alla società Milano 90 dell’immobiliarista e allevatore di cavalli Sergio Scarpellini, definito da Rizzo “munifico elargitore di contributi liberali ai partiti di destra e sinistra”.

Il prezzo di quel contratto era di

“oltre 500 euro annui al metro quadrato, tale da ripagare abbondantemente i mutui bancari contratti dal privato per acquistare le mura. Fatto sta che la Camera avrebbe speso in 18 anni ben 444 milioni solo per i canoni d’affitto, senza ritrovarsi in tasca un solo mattone. Una vicenda divenuta ben presto l’emblema degli sprechi del Palazzo, contro cui si erano scagliati a ripetizione con interrogazioni e denunce pubbliche i radicali. Ma inutilmente”.

Adesso c’aveva provato Fraccaro, e ce l’avrebbe fatta

“se però il giovedì seguente non fosse stato recapitato in Senato nella leggina di conversione di un decreto sulle «misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali», un provvidenziale emendamento che sopprime quella disposizione passata sempre al Senato il venerdì precedente. Modifica prontamente approvata dalla maggioranza senza battere ciglio: con qualche voto in più, sembra, rispetto a quelli prevedibili. La battaglia si sposta adesso alla Camera, dove Fraccaro riproporrà tale e quale la norma bocciata. Ma intanto il segnale arrivato dalle Larghe intese, per paradosso proprio mentre Matteo Renzi, il nuovo segretario del Pd loro principale azionista dichiara pubblicamente guerra ai costi della politica, si può interpretare in modo inequivocabile: gli affitti dei palazzi del potere non si toccano. Altra motivazione non ci sarebbe. E l’impronta digitale della maggioranza, del resto, è facilmente riconoscibile”.

porta la firma della relatrice delprovvedimento, circostanza che qualifica l’emendamento come iniziativa non personale. Ma essendo la senatrice del Pd Magda Zanoni esperta di contabilità statale, visto che il suo curriculum la qualifica come «consulente di bilanci pubblici», certo non ne può ignorare le conseguenze. E cioè che oltre a mettere in pericolo i contratti blindati e dorati dei palazzi Marini, quella perfida norma grillina consentirebbe a molte amministrazioni di liberarsi di onerosi contratti incautamente sottoscritti senza clausola di recesso: è appena il caso di ricordare che spendiamo circa 12 miliardi l’anno per gli affitti degli uffici pubblici. Chissà perché nessuno ci aveva pensato prima