ROMA- La tragedia del principe di Danimarca, l’Amleto di William Shakespeare, grazie al suo eroe dal carattere complesso, delicato, ironico, drammatico, col suo desiderio illimitato di sapere e con le sue debolezze, è un’opera che non conosce l’usura del tempo e suscita continui desideri interpretativi che ne fanno uno spettacolo mai uguale a se stesso.
La compagnia Molière lo mette in scena al Teatro Quirino di Roma dal 18 al 30 ottobre. Quattordici attori reciteranno con un testo leggermente tagliato – affinché sia compatibile con una rappresentazione teatrale di una serata-, ma comunque fedele e in una prosa semplice, scorrevole e di facile comprensione.
Il critico e studioso del teatro Jan Kott nel suo saggio “Shakespeare nostro contemporaneo” affermava che bisogna accostarsi a Shakespeare come a un contemporaneo perché questo è l’unico modo per comprendere il grande drammaturgo elisabettiano. E come non essere d’accordo con Kott se pensiamo all’Amleto, un uomo stritolato dagli ingranaggi della vita e della storia che si interroga sul senso della vita e del proprio destino e perciò così vicino a noi uomini moderni? Un uomo travolto dalla domanda “moderna” e“scettica: si può conoscere il mondo presente, quello futuro, l’ Altro, la donna?
Daniele Pecci, che ha curato l’adattamento e la regia della rappresentazione, ce ne parla così:
Un uomo, da solo. Da solo con la sua coscienza. Un compito: la vita. Ma anche la paura, terribile, che immobilizza: la nostra. Esiste il “nostro” futuro? O esiste il destino? Non è dato sapere. Almeno per ora, almeno per l’uomo, cosiddetto moderno. Quello che forse conta però, è che queste domande costituiscano un ponte, che collega noi stessi a quell’uomo moderno, a quell’uomo shakespeariano, vissuto nel Milleseicento: siamo sostanzialmente gli stessi. L’Amleto di Shakespeare è il testo teatrale più importante dell’era moderna. Vi è in esso un’analisi profonda dell’umano sentire, in rapporto alle problematicità del vivere quotidiano. Meglio di chiunque altro, e soprattutto per primo, Shakespeare è riuscito a raccontare le infinite contraddizioni dell’essere umano, di fronte all’impegno che questo deve assumersi per poter anche semplicemente stare al mondo; affrontare il futuro, il destino, l’amore, le ingiustizie, le controversie, il dolore, la perdita ecc. In esso sono ben dosate le rappresentazioni del mondo grande, lo stato, i grandi destini e temi dell’umanità, e il microcosmo familiare dei sentimenti più intimi e segreti. In questo senso per me, è il testo più moderno, più urgente, e come tale mi sprona più di ogni altro alla sua rappresentazione, anche in veste registica. Il mio impegno è quello di proporre al pubblico contemporaneo, uno spettacolo contemporaneo. […]con una messa in scena e una recitazione che si propongono di essere vicine al nostro mondo, senza simbolismi e sovrastrutture […]
TEATRO QUIRINO di Roma
via delle vergini, 7 Roma
Dal 18 al 30 Ottobre