MILANO – Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, imputati per dichiarazione infedele dei redditi e concorso in truffa riguardo ad una presunta evasione fiscale su un imponibile da circa un miliardo di euro, torneranno davanti al gup di Milano il prossimo 8 giugno per un nuovo procedimento dopo che la Corte di Cassazione ha annullato il proscioglimento deciso dal gup milanese Simone Luerti il primo aprile dello scorso anno.
Dolce e Gabbana erano stati prosciolti da entrambe le accuse perche' il fatto non sussiste, come gli altri cinque imputati, tra cui alcuni manager del gruppo. Il pm Laura Pedio aveva chiesto per tutti gli imputati il rinvio a giudizio, ma il giudice li aveva assolti perche' non era stato superato il confine che porta al rilievo penale dei fatti contestati. Il pm contestava ai due stilisti un'evasione di circa 420 milioni di euro a testa, a cui si aggiungevano altri 200 milioni di euro di presunto imponibile evaso riferibili alla societa' 'Gado' con sede in Lussemburgo. Secondo la ricostruzione dell'accusa, che aveva iniziato le indagini nel 2007 dopo una verifica fiscale, la multinazionale della moda aveva creato questa societa' di diritto lussemburghese, che risultava essere la proprietaria di due marchi del gruppo, ma che di fatto veniva gestita in Italia. E tramite questa 'esterovestizione', secondo il pm, i proventi derivanti dallo sfruttamento dei marchi venivano tassati in Lussemburgo e non in Italia.
Il 23 novembre la Suprema Corte ha annullato il proscioglimento, spiegando che quando le alchimie societarie ''si concretizzano nell'infedelta' dichiarativa, il comportamento elusivo non puo' essere considerato tout-court penalmente irrilevante'', anche quando manca, come in effetti manca nel nostro ordinamento, una espressa previsione penale. Da qui il ritorno degli atti al gup.