Pericoli su internet: a parte il porno, i genitori si fidano dei figli

ROMA – Parliamo di “sexting”: quanti genitori sanno che i loro figli sono esposti a questo rischio navigando sulla rete? Quanti sanno cosa significa? Si tratta dell’invio di messaggi a sfondo sessuale: insieme alla pornografia, al cyberbullismo, agli incontri con persone conosciute online, rappresenta una delle maggiori fonti di pericolo per i ragazzi. Un’indagine promossa dall’Unione Europea e realizzata dalla London School of Economics and Political Science, ha monitorato il comportamento dei giovani di età compresa tra i 9 e i 16 anni alle prese con internet. 25 mila i ragazzi intervistati, di 25 paesi diversi: significativo, per le risposte ottenute, è il fatto che insieme ai ragazzi le domande hanno coinvolto i loro genitori.

Stante il ritardo nella diffusione della rete in Italia, non stupisce il dato per cui l’82% dei genitori italiani sia molto tranquillo, per nulla preoccupato dei rischi potenziali della rete. “È altamente improbabile che mio figlio possa imbattersi in una situazione spiacevole su Internet” ha dichiarato la stragrande maggioranza dei genitori italiani ai ricercatori del progetto Eu Kids Online. Contro una media europea comunque alta, ma che si attesta al 70%. Il dato non stupisce, nonostante il proverbiale atteggiamento apprensivo delle mamme italiane: più che un surplus di fiducia (o di illusione di fiducia) sembra prevalere la scarsa se non nulla dimestichezza con il nuovo mezzo. L’ignoranza digitale si combina a un sentimento assolutorio per quanto riguarda il proprio ruolo pedagogico.

Giovanna Mascheroni, referente italiana del progetto Eu Kids Online e ricercatrice dell’università Cattolica, spiega al Corriere della Sera: “Il 63% dei genitori si autopromuove sostenendo di suggerire ai ragazzi come comportarsi su Internet, parlando di quello che può turbarli (56%) o li ha turbati (26%)”. Il 70% ha fiducia nelle capacità di autodifesa dei propri ragazzi anche se il 39% di loro ignora però ogni consiglio. Più in generale, fa molta paura e quindi aumentano protezioni e messe in guardia, la pornografia. Ma del bullismo online non se ne curano affatto, non sapendo nemmeno di cosa si tratti. Ignorano pertanto che due ragazzi su tre la giudicano una esperienza molto dolorosa.

Come si comportano i ragazzi invece? Anche loro scontano un certo ritardo cognitivo nella gestione del loro rapporto con la rete. Sei ragazzi italiani su dieci navigano tutti i giorni. Lo fanno per studiare (85%), per giocare (83), per guardare video (76) per “chattare” con gli amici (62). Più della metà di loro ha un profilo su un social network. Navigare per i ragazzi italiani è prevalentemente un’esperienza solitaria: il 62% smanetta online nel chiuso della propria camera, contro il 49% della media europea. Secondo Eu Kids online “solo” il 4% di loro incontra persone conosciute sulla rete, meno del 9% della media europea ma meno anche delle stime italiane dell’Ipsos che quotano invece un preoccupante 14%. Il vecchio imperativo del genitore accorto era una volta “non aprire agli sconosciuti”: quanti dei genitori di oggi sanno che il famigerato sconosciuto non bussa più alla porta di casa ma se ne sta acquattato comodo e virtuale nella stanzetta del loro figlio?

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