Paolo Villaggio, il più str… d’Italia: in 60 anni a mia moglie mai un fiore, mai un regalo

Paolo Villaggio, il più str... d'Italia: in 60 anni a mia moglie mai un fiore, mai un regalo
Paolo Villaggio con la moglie Maura (LaPresse)

ROMA – Paolo Villaggio è sempre capace di sorprendere. Ecco cosa racconta a Raffaele Panizza, che lo ha intervistato per Panorama:

“Paolo Villaggio è seduto allo scrittoio della sua casa romana, un palazzotto aristocratico di tre piani da gran figl di gran putt, e non si stacca dal megatelefono dirigenziale che collega gli interni delle svariate stanze: drriiin cucina, bibip sala da pranzo, dindon dispensa. C’è Gioacchino, autista tuttofare. La cameriera. La moglie Maura, sposata 58 anni fa, che chiama spesso dall’ala est. I due figli. I cani.

Lui, tunica nera e giacca di pelle, ha barba e capelli tagliati alla perfezione, vanitosissimo, vero faraone. Indica oggetti che immediatamente gli si materializzano davanti, fulmina, lancia ordini: «Beva!» intima per esempio al cronista, porgendo una brocca d’acqua, senza bicchiere.

Il prossimo 12 novembre dovrà abbandonare il regno e spostarsi a Milano, per debuttare con un monologo fanta-autobiografico che avrebbe dovuto avere un titolo diverso: Vita morte e miracoli… di un pezzo di merda. Poi la parolaccia è saltata: un po’ perché la sala del Teatro San Babila appartiene alla Chiesa. E un po’ perché, a 81 anni, chiudersi in un’etichetta, per quanto comoda, sarebbe un vero un peccato.

Ha voglia di andare a Milano?
Poca. Da nessuna parte in Italia, sinceramente.

Dove vorrebbe andare?
A Shanghai. O a Giacarta.

A far che?
Anche il fabbro, o qualsiasi altro mestiere umiliante. Ho voglia di stare al centro di una cultura nascente, in mezzo a grattacieli di 400 metri, in una ricchezza che fa spavento, nell’euforia di un sabato sera a Manila. E, soprattutto, tra gente che abbia ancora voglia di lavorare.

È passione per il futuro o nostalgia per il fervore del dopoguerra?
A me il futuro interessa tantissimo, è una spinta naturale, e non sono di quelli che credono alla retorica dei bei tempi passati. Ma vero è che la felicità che c’era a Nervi negli anni Cinquanta era incredibile. In confronto, il carnevale di Rio, dove son stato quattro volte, è una cagata pazzesca.

Quale è stato il momento più felice della sua vita?
Lo racconto nello spettacolo: quando raccolsi alcune lucciole in un bicchiere, ai Bagni Lido di Nervi, 65 anni fa, e illuminai il viso di mia moglie che ne aveva 15. Per la prima volta mi accorsi che aveva le lentiggini. E capii che non sarei mai stato più felice.

Sua moglie però dice: Paolo non è capace di amare. Ha ragione?
Non ci credo che l’abbia detto, e non credo sia così. Forse pensa che abbia una forma grave di egocentrismo, quello è probabile.

E ha torto?
Certamente. Per lei ho avuto una serie di attenzioni particolarissime.

Fiori?
Mai. Neppure un regalo.

E quali sono queste attenzioni particolarissime?
Per esempio essere in Cina, da solo, e pensare: devo assolutamente comprare queste polpette che le piacerebbero tantissimo.

E portargliele.
No, mangiarle io. Con la sensazione precisa, però, che sarebbero piaciute anche a lei.

Un po’ come la Pina che dice a Fantozzi, nel massimo slancio di passione, «Ti stimo moltissimo».
Ma guardi che la forza per stare con una donna sessant’anni non te la danno mica i pensierini. Sa che cosa, invece? Il fatto di accorgersi, un bel giorno, che lei è la persona a cui vuoi più bene al mondo. Più bene che ai figli, persino.

Parlate mai di cosa accadrebbe all’altro, se uno di voi dovesse andarsene?
Spero di morire prima io, perché il dolore per la sua perdita sarebbe impossibile da curare.

Come definisce l’attrazione erotica che vi ha uniti?
Da parte mia, un’assoluta monomania”.

Gestione cookie