Province, gli accorpamenti impossibili: Mantova-Cremona, Prato-Firenze…

Pubblicato il 1 Novembre 2012 - 17:37 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mantova accorpata con Cremona. La Brianza “risucchiata” nell’area metropolitana di Milano. Stessi confini per Varese, Lecco e Como, che diverrebbe capoluogo con buona pace dei varesini e dei lecchesi. Padova che ingloba Treviso. Prato con Firenze. Pisa, Livorno, Massa Carrara e Lucca a formare un’unica superprovincia sul litorale toscano, con capoluogo ancora da definire se sotto la Torre Pendente o sul mare. E ancora, Siena, relegata a “satellite” di Grosseto. Modena con Reggio Emilia. Chieti destinata ad unirsi con Pescara. Latina con la rivale storica, la ciociara Frosinone. La sannita Benevento con l’irpina Avellino. Taranto nell’orbita di Brindisi.

Una vera e propria rivoluzione il riordino delle province deciso dal decreto legge uscito dal Consiglio dei Ministri di mercoledì (guarda la mappa). Si taglia, si accorpa, si unisce e si cancella. E porta da 86 a 51 il numero delle province nelle Regioni italiane a statuto ordinario. Ma i confini ridisegnati dal governo non piacciono affatto ai diretti interessati. E scoppiano le rivolte e le proteste di quanti non vogliono confluire in altri territori.

“I brianzoli non si arrenderanno, perché ci abbiamo messo 30 anni per tagliare il cordone di una politica milanocentrica” dice Dario Allevi, presidente della provincia di Monza , destinata a rientrare nell’area della città di Milano. “I brianzoli, che hanno sempre lavorato in silenzio, non meritano questo. Abbiamo un dialetto, siamo 850mila, non ci arrenderemo”, tuona Allevi. E poi c’è il presidente della Provincia di Mantova, Alessandro Pastacci, che pur di sfuggire alla “odiata” Cremona immagina un referendum per aggregarsi a Brescia, che mantiene la Provincia come pure Bergamo.

In Veneto è il presidente della provincia di Treviso Leonardo Muraro il più arrabbiato, poiché la città verrà con ogni probabilità accorpata a Padova, ma con Padova capoluogo: “È un golpe di un governo non eletto. Verremo rasi al suolo, diventeremo periferia: le prefetture, i vigili del fuoco, il comando dei carabinieri, la motorizzazione, tutto verrà accorpato a Padova”, racconta a Il Gazzettino.

Scrive Repubblica:

Il sindaco di Prato, Roberto Cenni, riceve invece i giornalisti seduto sul wc per protestare contro l’accorpamento con Firenze: “Sarebbe indegno accostare il gonfalone della nostra città – ha detto Cenni riferendosi allo sfondo sul quale solitamente vengono registrate le interviste – a questa vergogna istituzionale”. E il presidente della Provincia Lamberto Gestri annuncia battaglia: “Da Prato era arrivata una posizione chiara e univoca, con una ragionevole richiesta di deroga. Il blitz del Governo rappresenta l’ennesimo colpo di mano. Non ci rassegniamo. La battaglia da fare adesso, più uniti che mai, è quella di affermare il ruolo centrale di Prato”.

Ma in Toscana c’è anche il nodo Pisa-Livorno, da sempre separati da un’insanabile rivalità. E mentre il vicesindaco di Livorno Bruno Picchi parla di “imbroglio”, a Pisa pochi giorni fa è stata organizzata una manifestazione il cui slogan che non ha bisogno di essere interpretato: “Mai sotto Livorno”.

Esplode la protesta anche nel Lazio. Pontini e ciociari, diversi per tradizione, dialetto e fede sportiva, si ritroveranno all’improvviso a convivere sotto lo stesso tetto. “Un aborto giuridico senza precedenti”, dice il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, commentando il riordino delle Province che per Frosinone prevede l’accorpamento con Latina sul sito Latina 24ore.it. “In un solo colpo è stata cancellata la storia secolare di oltre quaranta province italiane e di quaranta capoluoghi, senza uno straccio di studio economico-sociale, per valutare le conseguenze catastrofiche sui territori locali”. Secondo il sindaco del capoluogo ciociaro, “la situazione di Frosinone, sia come Provincia sia come capoluogo, è addirittura paradossale, in quanto pur avendo i requisiti di estensione territoriale e di popolazione per garantire l’autosufficienza, sarà soppressa a seguito dell’assenza degli stessi requisiti per la Provincia di Latina”.

Confini condivisi anche da Chieti e Pescara, distanti solo 20 chilometri ma separate da una rivalità decennale. Il Consiglio regionale ha già deciso di presentare ricorso alla Corte costituzionale contro questa riorganizzazione. Gianni Chiodi, il presidente della Regione, non approva il riordino che giudica “superficiale” dalle pagine de Il Centro. E intanto il sindaco di Chieti ha cominciato lo sciopero della fame.