Regalata e poi ricomprata. Acqua del Lazio, miracolo al contrario

Pubblicato il 9 Dicembre 2012 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA
Acqua regalata e poi ricomprata, il percorso Lazio-Campania

ROMA – Quando sgorga dalla sorgente è dolce e quasi gratis. Quando ritorna “a casa” è salata: non per il sapore ma per il prezzo. E il “miracolo al contrario” dell’acqua del Lazio, acqua che la Regione riesce a regalare alla regione Campania e salvo poi ricomprarla. Il tutto per una spesa annuale da 7 milioni di euro. Spesa che fa la Regione, e quindi i cittadini, nella forma nota e non proprio gradita della bolletta.

La storia, surreale, la racconta su Repubblica Attilio Bolzoni. E’ una storia che comincia poco sopra Cassino, alla sorgente del Gari. Ed è una storia che finisce poco lontano da dove inizia. Solo che per fare una manciata di Km l’acqua del Lazio arriva in Campania, fino a Napoli e oltre e poi torna indietro.

Spiega Bolzoni: “Prima la regione Lazio la dà gratis alla regione Campania, dopo un lungo viaggio se la ricompra e la fa pagare ai contribuenti laziali.È il giro dell’acqua. Più va lontano e più costa. Andata e ritorno. La spostano non una ma due volte: per una quarantina di chilometri in più via terra e per quasi cinquanta miglia in più via mare. Scorre nelle condotte sotterranee fra le colline davanti agli Appennini, passa dentro tubi sospesi nel vuoto, riempie le cisterne delle navi che prendono il largo dal molo Beverello, la caricano su una banchina e la scaricano su un’altra e – alla fine – ricompare praticamente vicino a dove era partita”.

Tutto inizia nel 1983 quando a Cassino l’acqua è tanta, persino troppa, e si decide di regalarne un po’ alla Campania. Trent’anni dopo a Cassino l’acqua è razionata, ma questo all’epoca non era prevedibile.

Succede però che con il percorso dell’acqua del Gari c’è chi guadagna e chi paga. Spiega ancora Bolzoni che l’acqua

“passa da un serbatoio all’altro di Napoli e disseta la città, poi finisce al molto Beverello dove l’Eni Acqua Campania la consegna alla compagnia marittima Vetor che con le sue navi fa rotta su Ventotene e Ponza. La Vetor presenta ogni anno il conto alla regione Lazio. Sono quei 7 milioni di euro. La regione in pratica paga la sua acqua. E sempre allo stesso armatore di Anzio. “L’appalto per il trasporto l’ha vinto sempre lui”, dice Daniele Coraggio, consigliere comunale di Ventotene mentre fa i calcoli delle distanze per illustrare lo spreco: Napoli è lontana 40 miglia da Ventotene e 60 miglia da Ponza, il porto di Formia (il più vicino fra le isole e la fonte, su a Cassino) invece è solo a 26 miglia da Ponza e a 36 miglia da Ventotene. Dice ancora il consigliere Coraggio: “Basterebbe una condotta che parta da Cassino e, in neanche 30 chilometri, l’acqua arriverebbe a Formia, meno della metà del tragitto attraverso la Campania”. Qualche mese fa qualcuno ha presentato un esposto alla procura di Latina su questo commercio d’acqua, all’ultima gara per l’appalto del trasporto alle Pontine incredibilmente non si è presentato nessuno. La Vetor, comunque, continua a gestire il servizio “in regime di proroga”. E la regione Lazio paga sempre”.