In scena a Torino "Malapolvere", monologo sull'Eternit

TORINO, 31 GEN – ''Malapolvere'', il monologo di Laura Curino andato in scena questa sera, in prima nazionale, al Teatro Gobetti di Torino, vuole essere, come ha spiegato la stessa regista e attrice, ''uno strumento perche' si continui a parlare delle morti d'amianto anche dopo la fine del processo Eternit. Perche' questa e' una storia iniziata cento anni fa e arrivata fino ad oggi tra mille bugie dette per nascondere la verita'. E perche', secondo gli esperti, il picchio delle morti a causa dell' Eternit sara' nel 2020, morti che si aggiungeranno ai 3.000 decessi avvenuti fino ad oggi''.

Il titolo dello spettacolo, realizzato da una Laura Curino molto emozionata, pur se cosi' avvezza al teatro sociale di denuncia, e' tratto dall' omonimo libro inchiesta della giornalista Silvana Mossano, ''Malapolvere'' (Sonda, 2010). Un lavoro durato oltre 20 anni, basato su interviste e raccolta di dati precisi, usato dalla Curino come spunto per uno spettacolo ricco di poesia, ma anche di accuse e di denunce. Soprattutto all'indifferenza e alla mole di fandonie, di coperture che dal 1938 (anno in cui una ricerca tedesca dimostro' il legame tra l'amianto e il cancro) fino al 1986 (anno di chiusura dell' Eternit) misero a tacere la vera storia di morte dell' amianto.

Un pugno allo stomaco, recitato con passione, che ha provocato le lacrime di molti degli spettatori. Il teatro non era pieno, ma solo a causa della neve e del gelo che ha stretto in una morsa Torino e che ha trattenuto molti a casa. La serata era infatti tutta esaurita come buona parte delle repliche fino al 12 febbraio, ovvero il giorno prima dell'attesa sentenza, a Torino, al processo Eternit contro due imputati, il barone belga Louis De Cartier de Marchienne e Stephan Schmidheiny.

Un processo diventato un po' il simbolo della vita cittadina degli ultimi anni di Casale, che ha diviso gli animi tra irriducibili, poco inclini a un compromesso, e chi avrebbe anche accettato un risarcimento dei proprietari della fabbrica, pur di vedere la parola fine su una storia che invece sembra non finire mai.

''Un processo – dice Curino – che, comunque vada, non mettera' la parola fine a questa storia e ad altre come queste, basta pensare che l'amianto, proibito in Italia dal 1992, ancora si vende nelle favelas del Brasile, della Colombia, del Peru'''.

Lo spettacolo e' forte, drammatico e pur molto godibile, reso ''leggero'' anche dalla perfetta e semplice scenografia di Lucio Diana pensata per poter portare facilmente lo spettacolo in giro.

Tra il pubblico, oltre al direttore del quotidiano La Stampa Mario Calapresi, che ha presentato lo spettacolo, c'erano Romana Blasotti Pavesi, presidente Associazione Familiari Vittime Amianto, Bruno pesce, coordinatopre Comitato Vertenza Amianto, numerosi casalesi, giornalisti svizzeri e francesi. Assente giustificata l'autrice del libro, Silvana Mossano, casalese, rimasta a casa ad accudire il marito, colpito – la notizia e' di alcuni mesi fa – da mesotelioma da amianto.

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