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Usa. Il campione olimpico Mo Farah fermato perchè sospettato di terrorismo

di lgermini |1 Gennaio 2013 11:31

Il campione olimpico Mo Farah

LONDRA, GRAN BRETAGNA – Il due volte campione olimpico Mo Farah (a Londra ha vinto l’oro nei 5000 e nei diecimila) è stato fermato e trattenuto negli Stati Uniti perche’ scambiato per un terrorista, a quanto riferisce il Sun,  che pubblica la storia sia nella sua edizione in edicola che su quella online, in base a quanto raccontato dalo stesso Farah, autentico idolo in Gran Bretagna.

Il ventinovenne Farah e’ di origini somale e vive in Gran Bretagna da quando era bambino. Ma il solo fatto di essere nato in Somalia lo rende persona sospetta per le autorita’ americane e per questo e’ stato messo in stato di fermo dopo essere arrivato all’aeroporto di Portland, Oregon, dove era arrivato con la famiglia per le feste natalizie.

”Non ci potevo credere – ha raccontato Farah -, eppure e’ cosi’, e succede ogni volta. A causa delle mie origini somale ogni volta che mi presento alle autorita’ doganali americane vengo trattenuto alla frontiera e ho problemi. Questa volta mi ero portato perfino le mie due medaglie d’oro olimpiche per far capire chi sono, eppure non e’ servito”.

In passato Farah ha tentato di ottenere un permesso di soggiorno, in quanto trascorre lunghi periodi negli States, proprio nei pressi di Portland e della sede del suo sponsor Nike, per allenarsi con il suo coach Alberto Salazar. ”Quella volta ero in Oregon con il visto turistico – ha raccontato il campione olimpico – quindi ho dovuto lasciare il Paese e poi rientrare come residente grazie al documento che il mio sponsor mi aveva procurato.

”Cosi’ sono volato per stare quattro giorni a Toronto – prosegue l’atleta –  ma quando poi sono tornato a Portland mi hanno fermato e detto che ero sotto inchiesta per terrorismo, e che dovevo stare in stand-by, o tornare a Toronto, per almeno 90 giorni. Non sapevo come fare, avevo vestiti solo per 4 giorni e se non fosse stato per Salazar, che aveva un amico alla Fbi grande appassionato di atletica, solo Dio sa cosa sarebbe successo: probabilmente sarei ancora a Toronto”

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