Al Bano-Cristina Parodi: il buonismo in tv non fa audience

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Dicembre 2013 - 16:13 OLTRE 6 MESI FA
Al Bano-Cristina Parodi: il buonismo in tv non fa audience

Al Bano-Cristina Parodi: il buonismo in tv non fa audience

ROMA – In tv il buonismo non fa audience. Maurizio Caverzan sul Giornale analizza l’esperimento “Così lontani così vicini”, condotto dalla strana coppia Albano Carrisi aka Al Bano e Cristina Parodi.

La prima puntata ha fatto quasi il 16% di share e quattro milioni di spettatori, ma era in prima serata su Raiuno.

Non un fallimento, ma neanche un successone. Piuttosto la conferma che la “tv filantropica” è un genere indigesto, soprattutto in tempi di crisi.

“Negli ultimi tempi la Raiuno di Giancarlo Leo­ne sta tentando di aprire – ­o riaprire – questo filone. Dopo le due serate dedi­cate a Mission, i vip a contatto con le si­tuazioni dei campi profu­ghi della Siria e del Mali, e
Io esisto, il charity show di Telethon per raccoglie­re­ fondi per la ri­cerca sulle ma­lattie genetiche rare, l’altra se­ra abbiamo visto Così lontani così vicini, prima di quattro pun­tate adattate dal format olande­se Find my family. A guidarci nelle storie di separazione fami­liare c’era la coppia formata da Al Bano Carrisi e Cristina Paro­di. Inedita a tutti gli effetti: Al Ba­no – che pure è il testimonial del nuovo filone essendo stato pro­tagonista anche di un lungo re­portage di Mission – nel ruolo di conduttore-narratore, e Cristi­na Parodi, inviata alla ricerca del congiunto da trovare, al suo debutto su Raiuno in un pro­gramma curato da Magnolia, la società fondata, e da tempo
la­sciata, dal marito Giorgio Gori.

«In Italia migliaia di persone si stanno cercando», ha esordi­to Al Bano esagerando un po’. E già si temeva l’overdose e l’ec­cesso strappalacrime. Tre delle quattro storie raccontate aveva­no a che fare con esperienze di adozione, «periferia esistenzia­le» ad alto rischio. E qui la noti­zia è che danni irreparabili non se ne sono riscontrati. La quar­ta storia, più breve, riguardava due fratelli, Maria settanta­duenne siciliana, e Ettore, emi­grato in America, che avevano perso le rispettive tracce dopo il funerale della madre, vent’an­ni fa a New York. Come detto, in questi casi la difficoltà maggio­re è trovare la misura del rac­conto, evitando spettacolariz­zazioni e indugi sentimentali. Il primo pericolo,con l’inevitabi­le effetto ­Carramba, è stato ag­girato grazie alla rinuncia allo studio televisivo in favore del racconto in esterna. Molto più minacciosa la palude sentimen­tale, soprattutto nelle storie di adozione e in particolare in quella che aveva per protagoni­sta Ever, venticinquenne brasi­liano di Bahia, adottato a quat­tro anni quando la madre si ac­corse di non poter mantenere tutti i figli e decise di lasciare i più piccoli. Felicemente adotta­to da una coppia piemontese, ora sposato e padre di una bim­ba, Ever vuol ritrovare la sorella maggiore e con lei la mamma naturale per sapere come vivo­no e se può esser loro d’aiuto…”

Il giudizio di Caverzan sulla trasmissione non è, in fin dei conti, una stroncatura:

“Sentimentalismo e lacrime, dunque. Primi piani su volti so­praffatti dalla commozione. E una narrazione un po’ pedisse­qua: l’incontro con la persona alla ricerca del familiare, i ricor­di, l’indagine, il ritrovamento, il momento «foto più lettera» che nessuno riesce a leggere senza singhiozzare… Ma alla fi­ne, con la storia che ha sulle spalle, Al Bano risulta abbastan­za credibile e, con l’aiuto degli (otto) autori, riesce a trovare il tono giusto. La Parodi è pur sempre una giornalista e non sbraca in smorfie. Semmai un tantino nel look, Rolex e chiodo fashion poco adatti”.