Anche le balene e i delfini cantano: lo spiega il biologo marino Peter Tyack

Le balene e i delfini sono capaci di cantare. Quello ascoltato negli oceani infatti non è un semplice richiamo: si tratta di un vero e proprio canto, capace di evolversi e di cambiare nel tempo a seconda delle esigenze e delle situazioni ambientali. I suoni prodotti dai grandi mammiferi marini sono anche fotografia dello stato di salute degli oceani e di come questi vengano influenzati dall’attività umana.

Ne sa più di qualcosa il biologo americano Peter Tyack protagonista della Ted conference e trasmessa il martedì sera in Italia su Music Box (ore 23, canale 703 di Sky).  Il biologo rivela gli stupefacenti modi in cui le balene utilizzano i suoni per comunicare a distanze di centinaia di miglia negli oceani.

Le Ted Conference (l’acronimo Ted sta per Technology Entertainment Design) sono conferenze che hanno per protagonisti esponenti di primo piano del mondo della scienza, della politica e delle arti e hanno come fine la promozione di idee e progetti con l’obiettivo di promuovere il miglioramento del pianeta.

Molti mammiferi – spiega Tyack – devono ricorrere a richiami per comunicare quando, per esempio, madre e piccolo sono distanti. Questo è un tipo di richiamo prodotto dalle scimmie scoiattolo quando si trovano isolate. Non c’è molta variabilità in questi richiami. Al contrario, il fischio tipico che un delfino produce per comunicare, varia radicalmente da un esemplare all’altro: “Essi si avvalgono della capacità di imparare i richiami per svilupparne di più complessi e peculiari per individuare uno specifico esemplare”. Accade ad esempio quando qualche esemplare maschio lascia la madre e si unisce a nuove compagnie: succede che, grazie al processo di apprendimento, la nuova alleanza venga suggellata dall’individuazione di un nuovo segnale che identifichi il gruppo sociale appena costituito.

La modulazione dei suoni tra i mammiferi marini sfrutta le capacità di conduzione delle onde sonore delle grandi distese d’acqua. “L’oceano – sottolinea ancora il biologo – ha delle proprietà che permettono ai suoni a bassa frequenza di viaggiare praticamente ovunque e di percorrere fino a metà della circonferenza del globo. Nei primi anni ’70 Roger Payne, studioso di acustica sottomarina, pubblicò una ricerca teorica che indicava come fosse possibile che il suono potesse attraversare enormi distanze, ma solo pochi biologi gli credettero”. Oggi per fortuna lo scenario è completamente diverso e il mondo scientifico presta grande attenzione agli studi legati alla propagazione dei suoni e a come questi influiscano sul comportamento della fauna marina.

Ma non sono solo i suoni positivi che si diffondono rapidamente nell’acqua. Anche le imbarcazioni a motore producono onde sonore che finiscono con l’infastidire e il disturbare le comunicazioni dei cetacei, creando alterazioni nelle loro abitudini di vita e costringendole a modificare ulteriormente il proprio modo di comunicare, proprio come quando si alza la voce per sovrastare un rumore di fondo fastidioso: “Dobbiamo seriamente preoccuparci di quando il rumore in alcuni ambienti li degradi al punto che gli animali devono pagare un prezzo troppo alto per poter comunicare oppure sono impossibilitati a svolgere funzioni fondamentali – commenta Tyack -. La questione è molto seria. Ma sono felice di poter dire che si stanno facendo diversi importanti passi avanti in questo campo, riguardo all’impatto delle imbarcazioni sulle balene”.

Ecco Tyack che spiega il suono prodotto dai mammiferi marini:

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