Blue Whale, il servizio delle Iene sulla "sfida" al suicidio Blue Whale, il servizio delle Iene sulla "sfida" al suicidio

Blue Whale, il servizio delle Iene sulla “sfida” al suicidio

Blue Whale, il servizio delle Iene sulla "sfida" al suicidio
Blue Whale, il servizio delle Iene sulla “sfida” al suicidio

MOSCA – Si chiama Blue Whale ed è un gioco, se così si può definire, che ha come obiettivo la morte dei suoi partecipanti. Morte volontaria: la sfida, infatti, consiste nel sottoporsi a vicenda a prove al limite della sopportazione, fino alla prova finale, quella, appunto, in cui ci si deve suicidare.

Il Blue Whale (letteralmente, balena blu) è nato in Russia. Il nome trae ispirazione alle balene azzurre che, quando sentono che è arrivato il momento di morire, si lasciano arenare sulla spiaggia. Le prove della sfida vengono stabilite dagli altri partecipanti attraverso i social network.

I ragazzi che vi partecipano si sottopongono così a 50 diverse sfide, per lo più atti di autolesionismo, con il divieto di parlarne con i genitori. La prova finale è il suicidio, ovviamente ripreso da qualcuno.

Al fenomeno si sono interessate Le Iene nella puntata andata in onda il 14 maggio. Matteo Viviani è andato in Russia, dove i casi di suicidi tra adolescenti che avevano partecipato al Blue Whale sono moltissimi: solo nell’ultimo anno sono 157 i ragazzini morti suicidi.

Viviani ha intervistato alcuni genitori di ragazzini suicidi, che hanno raccontato di aver scoperto con totale sorpresa il folle gioco a cui stavano giocando i propri figli solo quando hanno ricevuto una chiamata in cui la polizia diceva loro che i loro figli erano morti, suicidi, dopo essersi gettati da un palazzo.

Le indagini hanno portato all‘arresto di un giovane di 22 anni, studente di psicologia, che è considerato l’ideatore del “gioco”, che ha fatto vittime in tutto il mondo: in Brasile, Messico, Francia e Regno Unito.

In Italia  si teme che possa essere legato a questa folle sfida il caso di un ragazzino che si è lanciato dal ventiseiesimo piano di un grattacielo a Livorno. Viviani ha intervistato un compagno di classe del quindicenne che ha raccontato come questi apparentemente non desse segni di volersi suicidare, ma avesse strane abitudini, come andare a correre di notte o guardare film dell’orrore per rispettare i dettami di un gioco online.

 

 

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