Canone Rai. Sala d’attesa con la tv? Partita Iva deve pagare

Canone Rai. Sala d'attesa con la tv? Partita Iva deve pagare
Canone Rai. Sala d’attesa con la tv? Partita Iva deve pagare

ROMA – Canone Rai, partite Iva devono pagare se nei loro uffici hanno una sala d’attesa con la tv. E devono pagare il canone speciale, quello da 407 euro. E’ la legge che lo prevede ed è una legge cui la Rai, in cerca di contanti più che di popolarità, si aggrappa.

C’entra, è fin troppo evidente, il taglio di 150 milioni deciso dal Governo Renzi nel nome del “tutti dobbiamo fare sacrifici, anche la Rai”. E la tv pubblica evidentemente interpreta il sacrificio nel cercare di trovare altrove risorse che il governo ha tagliato. E quindi bussa dove a norma di legge c’è più evasione.

Sul sito de La Stampa Paolo Festuccia prova a far luce su chi debba effettivamente pagare e chi no. Perché di chiaro, in verità c’è poco. I fatti raccontano di lettere partite dalla sede Rai che chiedono il Canone alle Partite Iva. Ma una precisazione è d’obbligo: Rai non può pretendere si limita a “informare” che occorre pagare se si rientra in determinate condizioni. Basta, e avanza, a far infuriare chi le lettere riceve.

Spiega Festuccia:

Certo, non tutto è pubblico esercizio (e non tutti fanno pubblico esercizio, ed infatti esiste una classificazione di chi deve o non deve pagare), e per questa ragione, forse, «il pasticcio comunicativo» – per dirla come il sottosegretario Leginini – «poteva essere evitato». Ma di fatto, la norma c’è e la Rai non può far altro che attuarla e bussare a denari.


Che c’entra, però, l’esercito delle partite Iva con migliaia di bar, locali all’aperto, ristoranti o hotel? In realtà c’entrano perché anche molti liberi professionisti che esercitano attività pubblica possono intrattenere nelle loro sale d’attesa, nei loro centri o studi privati, i loro clienti con la Tv e i programmi Rai. Tant’è che la legge, chiarisce una nota dell’azienda, stabilisce che «devono pagare il canone speciale coloro che detengono uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o comunque fuori dell’ambito familiare, o che li impiegano a scopo di lucro diretto o indiretto».

Insomma, se una partita Iva ha un suo studio con sala d’attesa e tv deve pagare. Non deve nulla, invece, chi ha un pc che usa per lavorare. A meno che quel pc non sia utilizzato come tv. Ancora Festuccia:

Va da sé che nulla è dovuto per le centinaia di migliaia di possessori di Pc, tablet personali, a patto che non siano dotati di una WilTv collegata ad una antenna digitale o satellitare per la diffusione (non personale) del servizio. Per loro, insomma, niente tassa al di là della loro attività. Ma la polemica, naturalmente, non si placa. E cresce ogni volta che c’è di mezzo il canone e la Rai, nonostante la tv pubblica italiana sia quella con l’imposta più bassa d’Europa e l’evasione pesi per circa mezzo miliardo nelle casse di viale Mazzini. Gridano allo scandalo Cna e Confartigianato ma anche mezzo emiciclo parlamentare: tutti contro l’«odiosa tassa».  

 

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