Carlo Conti e Gerry Scotti: “Il Covid ha rafforzato la nostra amicizia”. E sulla possibilità di un programma insieme…

Carlo Conti e Gerry Scotti raccontano su Chi la loro esperienza col Covid. E si dicono “più uniti” che mai.

Sul numero di Chi in edicola da mercoledì 25 novembre una intervista a Carlo Conti e Gerry Scotti, che nelle scorse settimane sono stati colpiti dal Covid e sono finiti entrambi in ospedale per curarsi. Adesso che sono guariti, si sono confidati con il settimanale, ripercorrendo i giorni più duri e raccontando la loro amicizia.

“Quando ho scoperto che Gerry era positivo al coronavirus”, racconta Conti, “gli ho mandato un messaggio. Perché con Gerry, anche se non ci siamo frequentati tanto di persona e, spesso, siamo stati dirimpettai, non dico “rivali”, in tv, c’è un legame. Ci sentiamo molto vicini e, ogni volta che ci incontriamo, sentiamo questa stessa pasta, questo tipo di umanità: amiamo il lavoro, la famiglia, c’è grande stima. Così gli ho scritto. Dopo qualche giorno ho scoperto di essere positivo anch’io e, da quel momento, c’è stato un costante sentirsi, informarsi: “Quanto ossigeno hai nel sangue? Cosa segna il saturimetro?”. C’è stata una fratellanza di virus che ci ha legato e ci ha fatto sentire vicini. La nostra telefonata quotidiana era un’iniezione di ottimismo e una corsa insieme verso la guarigione”.

“Appena ho saputo di Carlo”, confessa Gerry, “ho pensato: “Non è possibile, lui no”, e, in quel momento, mi ha scritto. Ci siamo scambiati ogni giorno il nostro bollettino medico con dettagli tecnici che voi umani non potete immaginare, in quei giorni di ospedale ci mancava che ci dicessimo com’era la pastina della mensa. Le disgrazie creano un’affinità e aiutano a sviluppare un senso di fratellanza”.

Il Covid, la paura e la famiglia

“Nel momento peggiore”, racconta Conti, “la mia più grande preoccupazione era che mia moglie e mio figlio si ammalassero, quando mi hanno detto che il loro tampone era negativo è stato il primo slancio di energia verso la guarigione. Quando sono tornato a casa ero su un pulmino e ho chiesto di essere lasciato fuori dal cancello perché volevo entrare sulle mie gambe, così mio figlio Matteo mi ha visto dalla finestra e mi ha salutato con la mano, e io gli ho sorriso”.

“Ho pensato alla mia famiglia”, si emoziona Gerry, “alla mia compagna, ai nostri figli, alla mia nipotina che sta per arrivare e, quando ero all’anticamera della terapia intensiva, ho pensato: “Ma perché proprio a me? Se mi intubano e resto in coma per 40 giorni, cosa succede? Non ho lasciato detto niente a nessuno, neanche una parola a Gabriella (la sua compagna, ndr), a Edoardo (suo figlio, ndr). Mi sentivo in colpa per l’improvvisa impotenza di un uomo che è sempre sul pezzo e, improvvisamente, si sente incapace. Quando sono tornato a casa, e nell’anticamera mi sono dovuto spogliare per buttare tutti i vestiti in un sacco per portarli a disinfettare, ho vissuto uno dei momenti più commoventi e più intensi: mi guardavano tutti con le lacrime agli occhi, persino il cane piangeva”.

Un programma insieme nel futuro?

I due confessano di voler fare un programma insieme “a reti unificate”: “Ci pensiamo da tempo, adesso potremmo fare un nuovo format, “I due guariti” o un programma di medicina, “Dica 33” o, visto che siamo in due “dica 66””.

E, sulla sua possibile partecipazione a Sanremo come ospite di Amadeus, Scotti commenta: “Chiederò consiglio sul Festival a Carlo solo se lo dovessi presentare io, ho parlato ancora con Amadeus della possibilità di andare come ospite ma, in quel caso, saprò come cavarmela”. E, alla fine, si salutano: “Da un lato sono felice che questa disavventura abbia rafforzato la nostra fratellanza e il nostro legame umano in maniera fortissima”, conclude Conti. “Ho sempre pensato che fossi una brava persona e, adesso che abbiamo fatto le analisi del sangue insieme, ne sono certo”, ribatte Gerry. (fonte CHI)

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