Clemente Russo, lettera di scuse: “Non mi riconosco in quelle frasi”

di Lorenzo Muti
Pubblicato il 4 Ottobre 2016 - 18:16 OLTRE 6 MESI FA
Clemente Russo, lettera di scuse: "Non mi riconosco in quelle frasi"

Clemente Russo, lettera di scuse: “Non mi riconosco in quelle frasi”

ROMA –  Una lettera per dire che lui “non è come sembra” e non è come è stato dipinto dai media. Clemente Russo, al centro delle polemiche dopo essere stato espulso dalla casa del Grande Fratello Vip per la frase indecente sulle donne che tradiscono, prova a mettere un punto sulla vicenda. Lo fa scrivendo una lettera diffusa poi con un comunicato ufficiale.

Nel testo Russo chiede scusa a tutti e si rivolge, in particolare, al ministro della Giustizia Andrea Orlando e alla polizia penitenziaria (di cui fa parte). Quindi, con un linguaggio che è onestamente difficile immaginare interamente farina del sacco del pugile, si scusa e precisa di essere una persona “profondamente diversa” da quella che ha detto quelle cose nella casa chiacchierando con Stefano Bettarini.

La lettera di Clemente Russo: 

“Prendo atto delle reazioni che ha suscitato la mia partecipazione al Grande Fratello Vip: considerati i toni e le modalità della mia uscita di scena non posso dirmi stupito dei contraccolpi, talvolta dolorosi come pugni sul ring. Proprio per questo, al termine della mia esperienza televisiva, desidero chiarire con profonda convinzione la mia posizione in ordine alla vicenda che mi vede coinvolto per alcune opinioni personali espresse in quella sede. In primo luogo intendo esprimere le mie scuse più sincere verso chiunque si sia sentito offeso o toccato nella propria sensibilità a causa delle mie parole: in particolare nei confronti del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, dell’Amministrazione Penitenziaria, di tutti i colleghi del Corpo di Polizia Penitenziaria e infine – ma non per ultime – delle nostre donne, forti e generose come poche. (…) Mi sento estremamente amareggiato per il fatto che la mia attuale posizione personale possa in qualche modo nuocere all’immagine della Polizia Penitenziaria. (…) Non avevo tenuto in giusto conto le conseguenze di innaturale asocialità nella quale si è inseriti durante la forzata convivenza nella “casa”, tanto da non riconoscermi ora nella voce che ha pronunciato le frasi “incriminate”. Io mi sento una persona profondamente diversa. Tutti mi conoscono come un atleta che ha fatto della lealtà sportiva il proprio stile di vita cercando di trasmetterla ai ragazzi che si affacciano nelle palestre per trovare una sana risposta alle loro esigenze di riscatto sociale. Sono un marito – e soprattutto un padre – che ama profondamente la propria famiglia e farebbe di tutto per difenderne l’integrità. Questi sono i valori dei quali mi sono sempre fatto portatore, in pubblico e nel privato: in questi mi riconosco e rinnego in questa sede ogni diversa concezione della vita”.