«Patacca assolutoria», «Non è vero sapevano»: Da un lato le accuse del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. Dall’altro la replica di Ettore Bernabei, presidente di Lux Vide che ha prodotto la fiction su Pio XII “Sotto il cielo di Roma” al centro delle polemiche. Sulla lamentela di Segni che ha parlato di «patacca assolutoria», Bernabei ha detto: «Ciascuno è libero di esprimere i propri giudizi. Posso dire che alcuni esponenti della cultura ebraica, che non nomino per riservatezza, avevano visto il film durante il montaggio e lo avevano definito un’opera umana e artistica di valore, certo non da liquidare sbrigativamente. Rispondo così. Questa è una ricostruzione drammaturgica, non un documentario. Sceneggiatori, regista, attori sono professionisti di gran livello. E tutti sono stati rigorosissimi nell’attenersi ai documenti storici ormai noti grazie agli atti del processo di beatificazione di papa Pacelli».
Poi ancora: «Noi non attribuiamo nulla a nessuno. Mostriamo solo l’intervento di un sacerdote tedesco, rettore di un istituto pieno di ebrei rifugiati, che va dal generale Stahel, comandante militare di Roma, e gli chiede di intercedere con Berlino perché la razzia finisca. Vediamo la telefonata, non ne sentiamo il contenuto: solo Stahel che dice “ho cercato di fare il possibile”. Ricordo però che, secondo le previsioni della indegna barbarie nazista, gli ebrei da rastrellare a Roma nel calcolo erano 10.000. Alla fine dell’ottobre 1943 ne furono purtroppo deportati, tra la razzia nel ghetto e in altre zone, 2.090. Questo è un dato. Come pure un dato storicamente accertato è che 4.500 ebrei romani furono salvati negli istituti religiosi romani e nella stessa Città del Vaticano per un ordine esplicito di papa Pacelli».