Fabrizio Corona scrive una lettera e Giletti la legge a Non è l’Arena: “Sono pronto a morire oggi per i miei diritti”

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 22 Marzo 2021 - 08:13 OLTRE 6 MESI FA
Fabrizio Corona scrive una lettera e Giletti la legge a Non è l'Arena: "Sono pronto a morire oggi per i miei diritti""

Fabrizio Corona scrive una lettera e Giletti la legge a Non è l’Arena: “Sono pronto a morire oggi per i miei diritti” (Foto da video)

Fabrizio Corona scrive una lettera a Massimo Giletti, che la legge a Non è l’Arena. Una lettera scritta dal reparto di Psichiatria in cui Corona è attualmente ricoverato.

L’ex re dei paparazzi dice sostanzialmente di essere pronto a morire per i suoi diritti. Che non ha provato dolore fisico quando si è tagliato le vene. Lo ha fatto perché gli erano stati revocati gli arresti domiciliari. E la Cassazione lo ha condannato a passare in carcere altri 9 mesi.

Fabrizio Corona, la lettera letta da Giletti a Non è l’Arena

Ecco il testo della lettera di Corona, letta da Giletti: “Massimo devi sapere quando il giorno della revoca mi sono tagliato con una lama affilata il braccio sinistro maciullandomi, non ho provato dolore. Nemmeno quando, con un pugno, ho rotto il vetro infrangibile dell’ambulanza. Le braccia spruzzavano sangue. Io non avevo dolore né paura né mi interessava il rischo della morte. Sono pronto a morire, oggi, per i miei diritti. Nulla, Massimo lo deve sapere, era premeditato”. 

Corona spiega nella lettera come si è tagliato le braccia

E poi spiega nel dettaglio: “Dite che sto male. Voglio che sappiano quello che mi è successo. Ho chiesto di andare in bagno a fumare: mi hanno dato un accendino. Sono controllato a vista. Mi sono seduto sul wc a dorso nudo: ho visto la ferita sul mio braccio che mi sono provocato pugnalandomi con una biro”.

E poi: “A quel punto scatta qualcosa nel mio cervello. Sono da solo. Mi avvicino la bocca alla ferita, riesco ad afferrare i punti della ferita. Riesco a romperli. Schizza il sangue ovunque. Assaporo uno strano sapore, mi piace. Sono convinto che nella ferita ci siano i pezzi di vetro del finestrino dell’ambulanza che ho rotto”.

Poi continua: “Cinque infermieri entrano in bagno, vedono che sto mangiando il mio braccio. Mi rendo conto che sono uno psicopatico nel reparto di Psichiatria. Da qui non posso uscire, c’è una grande finestra dove entra luce. Durante il giorno bevo solo acqua e caffè d’orzo. Mi sono rasato i capelli, e quando mi taglio i capelli vuol dire guerra”. E poi conclude: “Massimo devi sapere che quando mi sono maciullato il braccio non ho sentito nulla. Sono pronto a morire per i miei diritti”.