Film e partite: dal 2017 paghi in Italia, guardi in Europa

Film e partite: dal 2017 paghi in Italia, guardi in Europa
Film e partite: dal 2017 paghi in Italia, guardi in Europa

ROMA –  Dalle qualificazioni della Champions all’ultima serie tv su Netflix, dalla playlist su Spotify agli e-book acquistati prima di partire per le vacanze o in viaggio di lavoro all’estero. Dal 2017 in poi, in parallelo con la fine dei sovraccosti del roaming, la rivoluzione della “portabilità dei contenuti digitali” lanciata dalla Commissione Ue consentirà a chiunque di continuare ad accedere a questi servizi per cui paga un abbonamento in Italia quando si trova temporaneamente all’estero.

Non solo: anche chi fa shopping online, dai vestiti a un film, avrà d’ora in poi tutele uguali in tutti i 28. E’ il primo passo verso la riforma vera e propria del copyright che arriverà nel 2016 a cui sta lavorando Bruxelles, e che ha già messo in allerta il mondo degli autori. La filosofia alla base è semplice, ed è la stessa usata per le regole di fine roaming: poter fare all’estero quello che si fa a casa, mantenendo le stesse abitudini di consumo e attività online. Senza però commettere abusi.

Come per la telefonia mobile c’è il limite dell’ “uso equo”, per l’accesso ai contenuti digitali conta il principio di “residenza abituale”. Ovvero non si potrà andare a fare ‘shopping’ in un Paese Ue dove gli abbonamenti costano meno per poi usarli in permanenza in Italia. Anche se non ci sono limiti temporali, chi fornisce i contenuti, da Sky a Netflix, verificherà dove si connette l’utente tramite un sistema di autenticazione sofisticato.

“Abbiamo ambizione ma siamo anche realisti”, ha sottolineato il commissario Ue al digitale Guenther Oettinger, secondo cui la proposta di regolamento è “una via di mezzo intelligente” data la “notevole opposizione” sia tra gli stati membri, che la devono approvare insieme all’Europarlamento, che nel “mondo creativo”. Quest’ultimo è infatti preoccupato che venga eroso il principio di territorialità su cui si basa il diritto d’autore, ma, assicurano a Bruxelles, non è questo il caso in quanto le royalties vengono pagate nel paese in cui è stato sottoscritto l’abbonamento.

Anzi, più i consumatori possono accedere ai contenuti, più ne consumano e più incassano i diritti. Le misure sulla portabilità dei contenuti digitali, in ogni caso, “sono solo l’antipasto, il grosso della riforma del copyright arriverà l’anno prossimo”, ha promesso Oettinger, assicurando che nel 2016 presenterà le proposte su “licenze ed equo compenso” degli autori, oltre a quelle sulle “deroghe” sul pagamento del copyright che includeranno l’istruzione, il ‘data mining’ per scopi di ricerca e i disabili.

L’obiettivo, ha sostenuto il commissario, è una “distribuzione più equa dei benefici”. Per questo si guarda pure ai servizi di aggregazione di notizie, anche se non si vogliono ‘tassare’ i link. Plauso sulla portabilità da parte dei consumatori europei del Beuc, che chiedono anche la fine del geoblocking (proposta Ue in arrivo nel 2016) e criticano invece le misure per gli acquisti sul web perché frammentano le regole tra shopping online e offline.

Gli industriali di BusinessEurope, invece, criticano in particolare lo spostamento dell’onere della prova sui venditori, mentre per il fondatore di Broadband4Europe Luigi Gambardella, quella sulla portabilità è “una soluzione pragmatica che può dare grande stimolo allo sviluppo del mercato interno digitale”. Gli editori europei della Fep e i ‘big’ come Netflix sono più cauti: “stiamo studiando la proposta”. “Niente in contrario, a condizione che non vengano sovvertite le dinamiche del mercato”, commentano da Mediaset, definendo però più urgente “l’enforcement sulla difesa dei contenuti”.

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