Francesco Pannofino, chi è: moglie, figli, età, vita privata, carriera, squadra cuore Francesco Pannofino, chi è: moglie, figli, età, vita privata, carriera, squadra cuore

Francesco Pannofino a 10 anni da Boris: “Frizzi era un nostro fan, mi chiamò e…”

ROMA – Francesco Pannofino è stato intervistato dal Corriere della Sera, a 10 anni dalla realizzazione della serie tv Boris.

Serie tv che negli anni è diventata cult, tanto che alcuni personaggi (e alcune battute) sono diventate delle citazioni ossessive.

E tanto cult che ora, che Netflix l’ha rimessa in programmazione, è tornata a essere una delle serie tv più viste.

Candida Morvillo ha intervistato Pannofino, che di Boris era il protagonista, il regista Renè Ferretti.

Ecco alcune domande e risposte dell’intervista.

Pannofino, cos’ha di speciale Boris per funzionare ancora oggi?

“Raccontava cose vere e non diverse da quelle di oggi. E certe dinamiche e gerarchie sono esperienze comuni in cui tutti possono riconoscersi. Come con Coso, lo stagista, o meglio “lo schiavo” interpretato da Alessandro Tiberi, di cui nessuno ricorda il nome e che tutti chiamano Coso. La serie era scritta benissimo da autori lasciati liberi anche di scegliere il cast, senza che nessuno piazzasse raccomandati vari. Noi attori sappiamo bene che puoi arrivare su un set e dire: non ci posso credere”.

Qualcuno si è riconosciuto nei personaggi e si è offeso?

“Non sa quanti registi fossero fieri, convinti che mi fossi ispirato a loro… C’era la fila per riconoscersi. Margherita Buy l’abbiamo parodiata in Boris – Il film: parlava piano piano e non si capiva niente, lei fu tutta contenta. Come Fabrizio Frizzi: un una scena, annunciavo una fiction sul Beato Frediani e dicevo “la parte è già andata a un attore di serie A, è andata a Fabrizio Frizzi”. Mi chiamò tutto felice e volle intervistarmi in un suo programma per venti minuti. Era un fan scatenato”.

Ora, i set sono fermi, i teatri chiusi. Che progetti ha?

“Ho dovuto interrompere la tournée di Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek. La ripresa dei set la vedo lontana, non immagino attori che a breve si abbracciano e bacino. Il doppiaggio, invece, sta ripartendo. Ho appena fatto una piccola sessione di speakeraggio. I protocolli prevedono che gli attori registrino separatamente e le voci vengano unite dopo. Succedeva già prima, ora è la regola, con la sanificazione fra uno e l’altro e senza la seduta di chiacchiere nel salottino di attesa”. (Fonte: Corriere della Sera)

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