Il Divin Codino, quando esce la docu-serie Netflix su Roberto Baggio Il Divin Codino, quando esce la docu-serie Netflix su Roberto Baggio

Il Divin Codino, quando esce la docu-serie Netflix su Roberto Baggio

Il 26 maggio (dalle ore 9) uscirà su Netflix il doc-film su Roberto Baggio: “Il Divin Codino”.

“Il Divin Codino” è diretto da Letizia Lamartire, al suo secondo lungometraggio come regista dopo ‘Saremo giovani e bellissimi’ (2018) e dopo avere firmato alcuni episodi della serie TV di Netflix ‘Baby’. A proposito del cast: Roberto Baggio è interpretato da Andrea Arcangeli (visto nella serie TV ‘Romulus’), la moglie Andreina da Valentina Bellè (‘I medici’), il padre Florindo da Andrea Pennacchi (‘Il paradiso delle signore’), l’allenatore Arrigo Sacchi da Antonio Zavatteri (‘La compagnia del cigno’) e il manager Vittorio Petrone da Thomas Trabacchi (‘Non uccidere’).

Il Divin Codino, quando esce la docu-serie Netflix. Ecco le parole di Roberto Baggio

“A un certo punto della mia vita mio padre era diventato come un nemico, perché era sempre rigido, severo, ma alla fine è stato lui la base di un’educazione che mi ha imposto di non arrendermi mai, di non mollare, di andare sempre oltre. A volte si hanno problemi con i genitori, ma poi ci si accorge di loro quando non ci sono più”.

Così oggi Roberto Baggio parla visibilmente commosso del padre Florindo, scomparso l’anno scorso. L’occasione è l’incontro stampa per parlare del docu-film.

Si parte dagli esordi di Baggio nelle fila del Lanerossi Vicenza, passando poi al controverso calcio di rigore della finale di Coppa del Mondo 1994 tra Italia e Brasile, fino al mondiale mancato del 1998. E ancora i suoi terribili incidenti, l’amore e odio con i tifosi e con gli allenatori (con il sospetto che gli facessero ombra) e, non ultimo, la sua adesione al buddhismo della Soka Gakkai nel 1988.

Roberto Baggio sul rigore sbagliato ai Mondiali 1994: “E’ un’esperienza che non ho mai archiviato davvero e che mi porterò sempre dentro”

“È vero, altri hanno sbagliato rigori prima di me, ma sono stato io a dare il colpo finale. E poi vincere il mondiale è una cosa che avevo sognato per milioni di notti”. Riguardo al fatto che, come una maledizione, si sia spesso infortunato alla vigilia di grandi appuntamenti, spiega: “È un po’ il mio karma, quello di combattere le cose che desidero. All’inizio non avevo armi contro questo, ma poi è arrivato il buddhismo. Oggi so che è la missione della mia vita, una cosa che devo combattere”.

Sulla nascita del codino dice poi: “E’ nato durante i mondiali del 1994 in America. In hotel c’era una cameriera di colore con delle treccine stupende. A un certo punto, visto che le ammiravo tanto, mi disse: perché non te le fai anche tu? Dopo due ore era lì che mi faceva le treccine”.

Nel film Netflix manca una sua squadra di riferimento come la Juventus:

“È vero – ammette – ma perché tutto è basato sul mio rapporto con la Nazionale. Non voglio affatto dimenticare tutte le squadre con cui ho avuto l’onore di giocare: sono state tutte importanti e a tutte loro devo dire grazie”.

Infine, sul valore della volontà: “È una cosa che devo a mio padre. Ho scoperto tardi che nella vita si guarda solo all’atto finale, poi capisci che tutti ciò che hai fatto che ti porta davvero all’obiettivo”.

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