ROMA – Scatta il risarcimento per “danno professionale” in favore dei giornalisti della Rai nominati in ruoli apicali senza però l’effettivo incarico di svolgere il lavoro per il quale hanno ricevuto la promozione. Lo ha deciso la Corte di Cassazione respingendo un ricorso dell’azienda di Viale Mazzini contro la decisione con la quale la Corte d’appello di Roma, nel 2012, aveva stabilito il diritto al risarcimento dei danni professionali subiti in favore di S.T. nominato condirettore di Rai International ma, di fatto, parcheggiato “senza mansioni”.
Circa 170 mila euro, più interessi e rivalutazione, è la cifra che la Rai dovrà pagare al giornalista lasciato in “protratta inattività” per circa dieci anni. Il danno è stato calcolato nella misura del 30% dello stipendio di Sandro Testi pari a circa 11 mila euro al mese, per ogni mese di ‘parcheggio’.
Ad avviso dei giudici – sentenza 22930 della Sezione lavoro – “non può negarsi la sussistenza di un danno alla professionalità considerato: la durata del demansionamento (protrattosi dal 2002 al 2012), l’entità dello stesso in rapporto alle qualificate mansioni precedentemente svolte di vice direttore della testata Gr, la preclusa possibilità di svolgere compiti di direttore giornalistico e di condirettore presso una qualificata struttura, esperienza idonea ad arricchire il patrimonio di conoscenze tecniche e personali”.
Inoltre, secondo i supremi giudici, il danno alla professionalità si è verificato anche a causa del “comportamento aziendale che prima ha attribuito una data qualifica e specifiche mansioni, al fine di evitare un contenzioso, e poi si è sottratta a tale impegno, lasciando inattivo il dipendente nonostante l’ordine del giudice”.