Rai, Zanda: “Schifani interpreta regolamento da giocoliere, perde credibilità”

Luigi Zanda (Foto LaPresse)

ROMA – “Oggi abbiamo ascoltato una modalità tutta nuova di interpretare il regolamento, una modalità più da giocoliere che da interprete del diritto”. Lo ha affermato il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda in replica a Ranato Schifani sul caso delle nomine al Cda Rai.

Zanda continua: “Schifani ha citato alcune norme e ne ha omesse altre. Ad esempio nel menzionare le regole che sovrintendono all’intervento del Presidente sulla commissione di Vigilanza, Schifani ha omesso di ricordare che il Regolamento dispone la sostituzione dei suoi membri solo in tre ipotesi: dimissioni, incarico di governo o cessazione per mandato elettorale. Nel caso del senatore Amato nessuna di queste circostanze si è verificata. Il senatore Amato – ribadisce Zanda – non si è dimesso. È accaduto altro. E Schifani doveva spiegare perchè la sostituzione del senatore Amato, non dimissionario, è stata disposta d’autorità, in un’ora, mentre il seggio elettorale era aperto”.

Zanda ricorda quindi la sequenza di fatti accaduta in un’ora: “Il senatore Amato ha annunciato il suo voto per la dott.ssa Nardelli; dopo venti minuti il senatore Viespoli ha sollecitato la ricomposizione della Commissione di Vigilanza; Schifani ha immediatamente scritto a Gasparri chiedendo il nome del senatore ‘da cedere’ a Coesione nazionale e Gasparri ha subito indicato Amato che aveva da poco espresso un voto non corrispondente alle sue direttive. Passano ancora pochi minuti e Schifani dispone la sostituzione. Una modalità, questa – continua Zanda – che esula dalla terzietà che la seconda carica dello Stato dovrebbe e sostiene di esercitare ma non lo fa e dai suoi connessi doveri di prudenza e ragionevolezza”. Per Zanda Schifani “ha perso credibilità. Anche ammettendo emendamenti inammissibili sul Senato Federale e sul semipresidenzialismo” e “asseconda l’interesse non di Berlusconi leader politico cui Schifani deve tutto, ma di Berlusconi come impresario televisivo, già ben sostenuto dalla Legge Gasparri e dall’occupazione della Rai”.

 

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