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Marco Bianchi, lo chef salutista della Fondazione Veronesi: “Quella sera in cui ho detto a mia moglie: sono gay”

Marco Bianchi
Marco Bianchi (Foto Instagram)

ROMA – “Una sera ho detto a mia moglie: ‘sono omosessuale, lo sono sempre stato, però solo ora ho capito che sto bene con te ma come amico, perché quello che va oltre, probabilmente, è con un uomo’.”: è iniziato così l’outing di Marco Bianchi, 41 anni, chef salutista di fama, food mentor della Fondazione Veronesi, conduttore di programmi su Food Network e FoxLife e autore di best seller su cibo e benessere.

In un’intervista a Candida Morvillo per il Corriere della Sera Bianchi spiega come, ad un certo punto della sua vita, dopo un matrimonio felice con la fidanzata di gioventù e una figlia piccola, ha capito che gli mancava qualcosa. “Esiste un cerchio della sicurezza che conquisti quando hai messo insieme tutti i tuoi pezzettini di vita: l’acquisto di casa, un lavoro sicuro, il matrimonio, l’arrivo di un figlio… Allora, emerge una forza con la quale puoi buttare giù un muro o, finalmente, ammettere di essere omosessuale. Io ho capito che il Marco Bianchi etero che mi hanno fatto credere di essere non era quello vero”.

Bianchi racconta di quando era un “bambino e un adolescente cicciottello e chiusissimo e perciò bullizzato, che sentiva la confusione di provare affetto per dei maschietti, ma non erano cose di cui si poteva discutere in una famiglia fortemente cattolica, priva di strumenti, in una periferia di Milano, e che forse sentiva di avere in casa un Marco gay, ma trovava più facile instradarmi in una vita da eterosessuale”.

Lo chef spiega di aver capito che cosa gli mancava negli ultimi anni, passando più tempo da solo: “Viaggiavo tanto per lavoro e mi trovavo spesso da solo, a pensare. Avevo tutto, ma sentivo che mi mancava qualcosa e non capivo cosa. E c’erano cose che non mi tornavano. Alle presentazioni dei miei libri, per dire, gli apprezzamenti femminili non mi gratificavano. Poi, la nascita di una figlia, a cui devo onestà e verità, mi ha dato lo spunto finale di riflessione”.

Così un giorno lo ha detto alla moglie, sposata nel 2010: “Ho vissuto l’amore con Veruska in piena sincerità. Questo credo sia il motivo che, oggi, ci consente di gestire la situazione e di far crescere una figlia con ideali da 2020. Devo tanto a Veruska: mi è stata vicina e ha capito che la mia idea del vero Marco è emersa dopo che sono arrivate le altre certezze, che la mia era una scelta doverosa verso nostra figlia affinché avesse un papà sereno, in grado di trasferirle quello che significa essere felice. Una sera, mentre la bimba dormiva, le ho detto “sono omosessuale, lo sono sempre stato, però solo ora ho capito che sto bene con te ma come amico, perché quello che va oltre, probabilmente, è con un uomo”. Il passaggio successivo è stato sperimentare quello che sentivo. Da lì, è arrivato l’incontro con Luca. Veruska Mi ha abbracciato forte. Era un sogno di vita che si frantumava. È stato un momento in modalità terremoto, come quando hai costruito per anni e tutto, di colpo, viene raso al suolo ed è in polvere. Io mi sentivo in colpa, ma oggi so di aver fatto la scelta giusta”.

Fonte: Corriere della Sera

 

 

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