Massimo Lopez racconta l’infarto: “Un dolore lancinante e ho capito”

Massimo Lopez racconta l'infarto: "Un dolore lancinante e ho capito"
Massimo Lopez racconta l’infarto: “Un dolore lancinante e ho capito”

ANDRIA – Massimo Lopez racconta l’infarto che lo ha colpito mentre recitava a teatro ad Andria, in Puglia. “Ho sentito un dolore lancinante, ho capito subito cos’era”, dice a Gianni Messa di Repubblica Bari. Ma anche nel letto di ospedale dimostra di non aver perso il senso dell’umorismo: “Adesso posso davvero dire che ho questa città nel cuore, visto lo stent che mi hanno messo”.

Ricoverato all’ospedale Bonomi di Andria, Lopez loda il lavoro dei medici e degli infermieri: “Hanno fatto un lavoro davvero eccellente. Nel giro di 40 minuti mi sono ritrovato dal camerino alla sala operatoria”.

Poi racconta come è andata quella sera di venerdì 24 marzo:

“Mentre recitavo ho avvertito una sensazione di fastidio al petto, un lieve senso di oppressione, e mi sono allarmato: cosa può essere?, mi sono chiesto. Nel giro di pochi secondi il dolore è cresciuto in maniera esponenziale su tutto il torace. A quel punto ho capito che mi stava accedendo qualcosa di grave e ho lanciato uno sguardo al mio impresario: mentre lui chiamava il 118 ho chiesto scusa al pubblico e ho lasciato immediatamente il palcoscenico. Più che la paura di morire, direi il timore del dolore che avrei causato a chi mi vuole bene”.

La prima battuta dopo l’intervento chirurgico? “Vi voglio bene a tutti, ho detto a quelli che lavorano qui. Adesso ho un pezzo di Andria nel cuore: lo stent che mi hanno inserito durante l’operazione”.

Lopez ha raccontato di aver vissuto in Puglia da piccolo:

Da bambino ho vissuto quattro anni a Bari perché il mio papà, impiegato di banca, cambiava spesso sede e girava l’Italia. Abitavamo in via Fratelli Rosselli 8, all’angolo con corso Sonnino, a due passi dalla Rai: ero un predestinato”.

 

Anche in ospedale non ha perso il senso dell’umorismo, e si è persino divertito con gli altri pazienti:

“In questi giorni ci siamo fatti tanti selfie. Mi sono divertito ad ascoltare il loro dialetto: mi ha riportato indietro nel tempo. E ho assistito a scene spassosissime. Tipo: il medico chiede: la sua alimentazione è regolare? E il paziente: se ho fame, mangio; se non ho fame, non mangio. A un altro hanno chiesto se fosse cattolico, forse per valutare l’eventualità di una dieta legata al suo credo religioso. E lui: no, sono ignorante”.

Anche gli amici attori gli hanno mandato regali. Come Riccardo Scamarcio, che “mi ha inviato un dono bellissimo qui in ospedale”.

 

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