L’audace colpo a viale Mazzini. Rubate le copie dei palinsesti primavera Rai: sabotaggio, spionaggio o sfregio?

ROMA-Che dagli uffici della Rai sparissero computer, scanner o beni vari  non è certo una novità, tanto è vero che è politica aziendale marchiare tutti i propri “beni” e bloccare i pc e quant’altro con lucchetti e simili. Che viale Mazzini sia un posto poco sicuro lo dimostra anche il fatto che il consiglio generale per chi ci lavora sia quello di non lasciare telefonini o portafogli incustoditi perché “qui sparisce tutto”. Ma che sparissero persino i palinsesti ancora da approvare dall’ufficio di Angelo Teodoli, direttore dei palinsesti, questa è una primizia. Ma alla Rai può accadere anche questo, anzi accade. L’audace colpo è stato messo a segno, come in un copione che si rispetti, nottetempo, tra sabato e domenica, momento in cui il palazzo della Rai è praticamente deserto. Momento ideale quindi per un furto da effettuarsi con il favore delle tenebre, ma momento anche particolarmente rischioso perché sapere chi si aggirava per i corridoi di viale Mazzini nella notte tra sabato e domenica non dovrebbe essere difficilissimo: gli ingressi sono controllati 24 ore su 24 da guardie giurate e agli uffici si accede solo con un badge nominativo che lascia traccia di chi entra e chi esce e dell’ora in cui si sono varcati i tornelli sia per entrare sia per uscire.

La lista di chi c’era all’interno di viale Mazzini la notte in cui sono spariti i palinsesti non dovrebbe essere lunghissima. Ma torniamo ai fatti. L’audace ladro sabato notte si è introdotto nell’ufficio del direttore dei palinsesti Teodoli e, dopo aver forzato un cassetto, si è impadronito delle “uniche tre copie” dei palinsesti primaverili ancora in attesa di approvazione da parte del CdA dell’azienda. La notizia dice le uniche tre copie, speriamo noi le uniche tre copie cartacee, risulterebbe difficile credere che nel 2011 ancora si lavori esclusivamente su carta, ma questo è un dettaglio. Accortosi del furto Teodoli ha sporto denuncia ma resta da chiarire la ratio di un simile colpo. Il Corriere della Sera offre tre ipotesi: sabotaggio, spionaggio e sfregio. Scartiamo la prima contando sul fatto che dei palinsesti esistesse anche una versione digitale e che quindi non ci sia nessun danno, nessun lavoro andato perduto. E scartiamo anche la pista dello spionaggio, persino la spia più “sfigata” sa che si fanno le copie dei documenti che interessano e poi si mette tutto a posto, e anche la spia meno esperta del mondo si accontenterebbe di una copia sola. Rimane quindi lo sfregio, a logica, ma anche questa movente sembra debolino, a meno che non vogliamo immaginare un direttore generale che per evitare di commentare la propria brutta figura confezionata con Santoro in un Consiglio d’Amministrazione dedicato solo alle sue gesta, cerca un argomento che possa spostare l’attenzione, ma in questo caso sarebbe meglio darsi malati, come si faceva a scuola per evitare un’interrogazione.

O forse, come ne I soliti ignoti, gli autori del furto hanno sbagliato ufficio e cassettiera e una volta accortisi dell’errore, come Gassman e soci si sono accontentati della pasta e ceci, si sono dovuti accontentatare dei palinsesti. A viale Mazzini resta il mistero.

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