Pierfrancesco Favino, dalla Banda della Magliana ai libri in tv. Ma lo share…

Pierfrancesco Favino, dalla Banda della Magliana ai libri in tv. Ma lo share...
Pierfrancesco Favino

MILANO – Dalla Banda della Magliana a Quer pasticciaccio brutto di via Merulana, di Carlo Emilio Gadda: è un Pierfrancesco Favino d’eccezione quello che giovedì 23 aprile, dall’Hangar Bicocca di Milano, ha portato i libri nelle case degli italiani. O per lo meno di quei 700mila scarsi che giovedì sera si sono sintonizzati su RaiTre, quando è andata in onda la serata evento di #ioleggoperché, iniziativa di promozione del libro curata dall’Aie, Associazione Italiana Editori, in occasione della Giornata Mondiale della Lettura.

Per fortuna che c’era lui, ha scritto il critico televisivo Aldo Grasso sul Corriere della Sera, stroncando duramente la trasmissione:

“Per fortuna c’era Pierfrancesco Favino. In quella scenografia da pre Expo, in quell’Hangar della Bicocca, in quel niente di programma è riuscito a non smarrire la bussola, a darsi e dare un contegno alle interviste…”

In effetti in termini di share il risultato è stato un discreto fiasco: appena il 2,73%. Peggio se si guarda alla permanenza media: un decimo del programma. Il che significa che i telespettatori, capita l’antifona, hanno ben presto ripreso a fare zapping. Ma per il direttore di Rai Tre, Andrea Vianello, è stato comunque un doveroso momento di sperimentazione del Servizio Pubblico, propriamente detto:

“A tratti persino alto – ha commentato in un’intervista al Corriere della Sera – Si riveda Pierfrancesco Favino che legge un brano del Pasticciaccio di Gadda. A proposito: faccio notare che abbiamo rivelato un Favino straordinario showman. Anche questa è tv”

Il resto della critica è unanime nel riconoscere a Favino l’encomiabile prova come conduttore esordiente. Lui, che in conferenza stampa per la presentazione del programma si era quasi giustificato per essere lì:

“Io nella vita faccio uno dei personaggi delle storie che qualcun altro scrive o ha voglia di raccontare, non è una cosa lontana da me, ho sempre avuto passione per la lettura. È un tentativo di far venire voglia di leggere in un altro modo, senza la forzatura ma la voglia di trovare una propria identità nel racconto”.

E lui di identità ne ha indossate tante. Dal mitico Libanese in Romanzo criminale (il film, non la serie) al campione di ciclismo Gino Bartali, passando per il sindacalista Giuseppe Di Vittorio nella fiction Pane e libertà e l’anarchico Pinelli nel film Romanzo di una strage. A dicembre scorso lo abbiamo visto nei panni dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, nella fiction Rai Qualunque cosa succeda. Dopo tanto cinema d’autore (Muccino, Tornatore, Placido, Bellocchio, Ozpetek) e i riconoscimenti oltreoceano (Spike Lee, Ron Howard) Favino non fa che confermare il suo straordinario talento, come attore, e pure come godibilissimo (inedito) showman.

Ci cattura in apertura al programma, mentre medita un monologo in voice over con la grazia di chi non si prende mai troppo sul serio. Si dilegua sulla sigla, Le storie che non conosci, composta per l’occasione da Pacifico e Samuele Bersani  e cantata anche da Francesco Guccini, tornato a prestare la sua voce per amore dei libri a più di due anni dall’annuncio del ritiro dalle scene musicali. Favino torna sul palco con un monologo ironico e garbato sul “diritto di non leggere” per poi dolcemente accompagnarci sul primo epic fail della serata. E’ di nuovo Aldo Grasso a cogliere il punto, rivolgendosi agli editori:

“Vi siete battuti per l’iva al 4% per gli e-book e poi il primo intervento di Giacomo Poretti finisce con un duro attacco ai tablet e con la solita nostalgia per la carta”

Trascorsi abbondanti trenta minuti, dopo l’intervento di un Umberto Eco, che da anni si tiene alla larga dal piccolo schermo, Pierfrancesco Favino attacca senza filtri con Quer pasticciaccio brutto di via Merulana, di Carlo Emilio Gadda. Sono le pagine in cui il commissario Ingravallo è costretto a tornare nel palazzo di via Merulana, già teatro di una precedente rapina, solo che questa volta è la scena di un crimine ben più efferato: l’omicidio della signora Liliana Balducci. Interpretazione magistrale, momento aulico come lo definisce Vianello, ma che muore lì. Anzi si scontra con un’improbabile Benedetta Parodi che subito dopo snocciola alcuni numeri della serata-evento: “Ti rendi conto che abbiamo dovuto chiamare Benedetta Parodi per dire al pubblico di leggere?”, fa commentare sarcastico Aldo Grasso ad un fittizio editore.

La trasmissione prosegue così per buone due ore e mezzo, occupando l’intero prime time. Del resto il format era volutamente sconclusionato: un palcoscenico da sfogliare, sul quale si sono avvicendati fior fior di scrittori, attori, poeti, cantanti, artisti di vario genere. Si va da un Vinicio Capossela che racconta il suo amore per la lettura partendo da Alexis Zorba, il protagonista di Zorba il greco di Nikos Kazantzakis, a un Neri Marcoré imbonitore per un prodotto rivoluzionario: il book. E ancora: Alessandro Bergonzoni, Luis Sepúlveda, Gianrico Carofiglio, Carmen Consoli, Emis Killa, Malika Ayane, Geppi Cucciari, Massimo Gramellini, Rocco Tanica, Andrea Vitali, Beppe Severgnini, Paola Turci, Guido Catalano, Marco Malvaldi, Sabrina Impacciatore, Francesco Bianconi, Mauro Corona, Renzo Rubino, Benedetta Parodi, Maria Pace Ottieri, Kader Abdolah, Silvia Avallone, Giuseppe Munforte, Kamal Abdulla, Diego De Silva, Cristiano Cavina.

Lodevole l’intento: riavvicinare alla lettura gli italiani, recuperando anche la funzione educativa della tv di Stato e superando l’ossessione dei numeri dell’ascolto. Pretenziosa l’idea di riuscirci offendo un mero catalogo di pagine sfogliate a caso, secondo il gusto degli interpreti, azzerando la critica e nascondendosi dietro la solita scusa che la qualità fa a cazzotti con la quantità.

Gestione cookie