Pizzetti, garante privacy: "Cronaca in tv è pornografia del dolore"

ROMA – Alcuni studiosi ''rispetto ad episodi quali quelli che anche in Italia si sono verificati, come per la tragedia di Avetrana o quella di Potenza o quella, recente, di Ascoli Piceno, o anche per casi di persone e minori scomparsi dei quali non si trova traccia, hanno parlato persino di 'pornografia del dolore'''. La dura citazione è del presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti che nella sua sesta relazione annuale al Parlamento punta il dito su come i media e in particolare sui programmi tv di approfondimento trattano alcuni casi di cronaca.

''In alcuni casi – spiega Pizzetti – abbiamo dovuto registrare forme di vero e proprio accanimento informativo, la punta dell'iceberg di un fenomeno che riguarda soprattutto alcune trasmissioni televisive e nuove forme di diffusione e informazioni e immagini sul web''.

''Non è nelle competenze del Garante sindacare il ricorso da parte dell'autorità giudiziaria a mezzi di prova consentiti dalla legge, né intervenire laddove le notizie tratte da atti giudiziari abbiano in contenuto di evidente interesse pubblico, specie se riguardano persone note o che esercitino funzioni pubbliche e che quindi, fermo restando il principio di essenzialità e non eccedenza dell'informazione, hanno una protezione della riservatezza necessariamente attenuata'', ha detto Pizzetti, che oggi ha presentato la sua sesta relazione annuale al Parlamento.

A suo avviso è necessario che i media ''rispettino scrupolosamente i principi fissati nel Codice deontologico, e che l'Autorità giudiziaria per prima assicuri il segreto istruttorio, perseguendo gli eventuali autori delle violazioni''.

Ma Pizzetti è anche convinto che sono necessarie alcune condizioni di fondo, la prima che ''i giudici esercitino il loro ruolo sempre e solo nei processi''; la seconda che ''anche le persone pubbliche abbiano la garanzia di processi in tempi ragionevoli e compatibili con le esigenze della giustizia, e allo stesso tempo accertino di rendere conto dei loro comportamenti ai cittadini e agli elettori nel dibattito pubblico''; la terza che gli operatori dell'informazione ''rispettino rigorosamente le responsabilità e i principi della loro professione''.

In rete il rischio, soprattutto per i giovani, è che ''ciascuno diventi allo stesso tempo il potenziale controllore e il possibile controllato, il cacciatore e la preda''.

''Il pericolo di diventare preda – aggiunge – è particolarmente alto per i minori che, anche giovanissimi, utilizzano le tecnologie più degli adulti, spesso senza avere adeguata consapevolezza delle conseguenze''.

Gestione cookie