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Rai, Angelo Guglielmi: “Sciopero ingiustificato, ma Mediaset non è un privato”

di Warsamé Dini Casali |11 Giugno 2014 13:22

Rai, Angelo Guglielmi: “Sciopero ingiustificato, ma Mediaset non è un privato”

ROMA – Rai, Angelo Guglielmi: “Sciopero ingiustificato, ma Mediaset non è un privato”. Sullo sciopero Rai di domani interviene l’ex direttore, meglio dire l’inventore di Rai Tre, Angelo Guglielmi, critico letterario prestato alla televisione. Intervistato da Il Fatto Quotidiano si dichiara senza cautele o riserve decisamente contro uno sciopero che considera ingiustificato:

per l’entità minima della richiesta del governo rispetto al budget televisivo annuale della Rai, e anche trovo che per anni si è invocato da parte della Rai stessa l’indipendenza e l’autonomia rispetto al potere politico; questo sciopero invece ribadisce il desiderio inconscio, ovvero conscio, della Rai tutta al desiderio del riconoscimento di non autonomia politica e di oggettiva capacità di realtà di mercato. (Marco Dolcetta, Il Fatto Quotidiano)

Ma più che sulla polemica contingente del taglio da 150 milioni imposto da Renzi, a Guglielmi interessa discutere il futuro immediato del servizio pubblico, fra l’altro in vista del rinnovo nel 2016 della concessione che assegna alla Rai il ruolo di tv di Stato. Il ragionamento, secondo Guglielmi, non può che partire dalla peculiare, e per certi versi immodificabile, situazione attuale italiane, cioè il duopolio Rai-Mediaset, dove il secondo soggetto, verrebbe da dire per attrazione, è di fatto associabile a un soggetto pubblico.

Ha incominciato da privato poi la mostruosità del cosiddetto conflitto d’interessi, ha portato Mediaset in una sorta di stato limbico parastatale; considero l’unico imprenditore privato in Italia oggi Sky, ma si tratta di una multinazionale. Imprenditori privati di un certo livello nazionale non esistono. Questa è la grande anomalia del nostro sistema televisivo. All’estero, in Francia, in Inghilterra, in Germania e in Spagna veri imprenditori privati detengono da anni la proprietà di primarie reti televisive. (Marco Dolcetta, Il Fatto Quotidiano)

La storia ripercorsa da Guglielmi è nota: partirono in tanti (da Rizzoli a Rusconi passando per Mondadori) per diversificare in senso televisivo il proprio ruolo editoriale, alla fine ha vinto solo Berlusconi che si è preso tutta la pubblicità e anzi “mettendo in ginocchio tutti gli altri editori”. Immaginare un futuro diverso per Rai e servizio pubblico non può che partire dalla predisposizione di un sistema pluralista vero.

Normalmente la Rai potrebbe attestarsi sulla gestione di due reti: una, privilegiata dall’utilizzo del canone che le permetterebbe così nei contenuti di non inseguire il fantasma dell’audience che la porterebbe a inseguire cifre di telespettatori al fine di avere maggiore pubblicità, spesso a discapito della qualità del prodotto. Così facendo, questa rete sarebbe la vera fautrice del servizio pubblico con il suo apporto culturale di qualità, mentre un altro canale, che convenzionalmente considereremo ancora pubblico, in realtà si muoverà in concorrenza con i nuovi soggetti privati che ci si augura siano più numerosi del consueto monopolio berlusconiano, che alterna vantaggi pubblici alle ricche entrate pubblicitarie indivise anche per aver fatto piazza pulita del mercato privato che ci si augura in futuro sia pluralista. (Marco Dolcetta, Il Fatto Quotidiano)

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