Rinnovo Cda Rai. Nuovo Statuto, consigliere “commissario”: Monti sogna

ROMA – Riusciranno i nostri eroi nell’impresa di cambiare la Rai, ce la farà l’esecutivo Monti a sottrarla dal dominio dei partiti? Ci vorrebbe un Commissario, un tecnico con la T maiuscola a guidarla, un super manager, un chief executive officer come lo chiamano gli americani. Monti si accontenta di definirlo “consigliere delegato”, nelle sue intenzioni sarà l’uomo del Tesoro in cda con poteri effettivi su direttori e stipendi, senza mani legate e  liberato dai ricatti delle segreterie.

Interessante, ma è anche possibile? Intanto c’è la partita del rinnovo del cda con Lorenza Lei già praticamente messa alla porta: poi, o contestualmente se si crede ai miracoli, bisognerebbe modificare lo Statuto Rai, quello che assegna poteri e competenze. Ma un commissario o come lo si voglia chiamare, un “dictator” che risolva l’impasse democratico, necessita di uno “stato d’eccezione”: l’azienda dovrebbe aver portato i libri in Tribunale perché in bancarotta, oppure ostacoli insormontabili ne impediscono la normale gestione. Siamo a questo punto?

I passaggi che dovrebbero definire questa rivoluzione annunciata sono scanditi dalle assemblee degli azionisti, il Tesoro, con l’approvazione del bilancio in agenda l’8 maggio. Goffredo De Marchis su Repubblica segnala la concitazione del momento con tutti i big del governo impegnati nella partita del rinnovo del cda e nell’individuazione degli strumenti per garantire più poteri al “consigliere delegato” che sostituirà la figura del direttore generale. I sottosegretari Catricalà e Peluffo, i ministri Giarda e Catricalà  hanno avviato l’istruttoria per modificare lo status quo in Rai, intrecciandola con le mosse sul più ampio scacchiere del rinnovo dei vari cda in scadenza, dall’AgCom, al Garante della Privacy, all’authority su trasporti. Ostacoli ce ne sono e parecchi. Diminuire il numero dei consiglieri, espressione diretta dei partiti, semplicemente non si può fare. Nove sono e nove rimarranno. Ci voleva almeno un emendamento in qualche decreto per  modificare la legge specifica che disciplina il servizio pubblico e la sua governance.

Ma se è impossibile ritoccare per difetto la composizione del cda, come sarà possibile affidare al “consigliere delegato” pieni poteri su questioni essenziali di management senza l’intralcio degli altri consiglieri? Intervistato dal Fatto Quotidiano, il ministro Passera ipotizza anche altre strade. Nel 2012 scade il contratto di servizio che regola i rapporti tra il ministero dell’Economia, l’azionista, e la Rai: “la revisione del contratto di servizio sarà un’opportunità per migliorare l’azienda”, sostiene Passera con il sottinteso implicito di un fallimento eventuale su rinnovo del cda e “consigliere delegato”. Nemmeno lui ci crede a un Commissario dai poteri speciali? Un sogno a occhi aperti o solo un po’ di fumo negli occhi?

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